Incubo chimico a Porto Marghera, l’audio in chat: «Vivo per miracolo»

VENEZIA. «Fabbrica nostra ragazzi, fabbrica nostra. È scoppiato il tk...non ho capito se il 2.1 o il 2.2... guarda guarda sta prendendo fuoco completamente la fabbrica ragazzi... ero in alto all’ultimo piano, ho visto il tk saltare per aria in mezzo alle fiamme e mi sono buttato giù per la marinara, sono vivo per miracolo fioi, c’era un uomo ustionato...mamma mia».
È un audio messaggio inviato da un operaio nella chat dei colleghi a restituire l’immagine dell’inferno scoppiato con l’esplosione di un serbatoio poco prima delle 10.30 alla 3V Sigma, azienda chimica di Porto Marghera specializzata nella produzione di composti chimici per la cosmesi, 60 dipendenti che da un anno denunciano la carenza di sicurezza per gli operai dello stabilimento. Il bilancio racconta di due operai, dipendenti di un’azienda esterna di manutenzione, feriti gravi, ricoverati negli ospedali di Padova e Verona, e di altri due intossicati.
E torna l’angoscia di una città che ancora non riesce a liberarsi dell’incubo peggiore, il rischio chimico affacciato alla laguna, costretta chiudere porte e finestre, qualcuno mette stracci bagnati a coprire le fessure, altri non vanno al lavoro, facendo l’unica cosa che si può fare chiusi in casa, interrogando quella nuvola nera che si alza in cielo e si vede da tutta la città, aspettare che passi e che Dio ce la mandi buona anche questa volta. Ieri l’incidente si è fatto prima sentire, con paio di scoppi, e poi vedere, con lingue di fuoco altissime e una densa colonna di fumo nero visibile da tutta la terraferma e dal centro storico.
Se è ancora presto per stabilire le cause, è certo che le fiamme che hanno coinvolto i serbatoi di solventi a acque reflue hanno distrutto le linee produttive, un’area di 12 mila metri quadrati sui totali 70 mila dell’azienda.
Due gli operai avvolti dalle fiamme, manutentori esterni che stavano lavorando a una nuova linea produttiva. Uno portato di corsa a Dolo da un collega, e poi trasferito al Centro Ustioni di Padova, e l’altro portato con l’elicottero all’ospedale di Verona. «Eravamo preoccupati, ci eravamo preparati per lavorare tutto il giorno», confiderà all’ora di pranzo, a incendio ormai sotto controllo, il vicecomandante dei vigili del fuoco, Giuseppe Costa, sollevato per aver contenuto in poco più di tre ore, grazie all’intervento di 90 pompieri da tutto il Veneto, un incendio che cominciava a far paura. E che faceva temere il peggio. Tanto da indurre, a metà mattinata a far scattare, d’intesa con la prefettura, il piano di emergenza esterno, con l’attivazione delle sirene a dare l’allarme. Scatta il piano e la zona viene isolata. Ed è il suono delle sirene a confermare l’allarme, mentre già foto e video dell’incendio girano sui telefonini di tutti. Alle 11.01 l’sms di allerta dell’Arpav: Incendio presso 3VSigma, sul posto Arpav e vigili del fuoco.
Lungo via Padana le auto incolonnate devono fare inversione all’altezza dell’incrocio con via della Tecnica. Da Sud la strada è bloccata all’altezza della rotonda della Romea. Deviati tutti gli autobus sull’asse tra Marghera e Malcontenta. Poco dopo le 11 in via Padana, fin dove è possibile spingersi prima della cintura di sicurezza intorno all’azienda, si vedono le nuvole nere spingersi verso Mestre e il centro storico di Venezia, l’aria è acre. Accorrono i rappresentanti sindacali, Marco Bello, tecnico impiantista e membro della Rsu per Femca Cisl, è smontato dal turno di notte ed è corso qui, dopo i primi messaggi ricevuti dai colleghi rimasti sotto choc. «Un disastro annunciato», si infuria, «l’ultima richiesta di incontro per chiedere più sicurezza è del 13 maggio, due giorni fa». L’arrivo di un mezzo dall’aeroporto di Treviso, con il suo getto di schiuma, soffoca l’incendio, verso l’una le fiamme tornano sotto controllo. Alle 14 ecco di nuovo le sirene, dicono che è finita. Restano due feriti gravi, uno stabilimento divorato e collassato su se stesso, la rabbia degli operai, e l’incubo che la sirena torni a suonare. —
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