Incendio a Marghera, il prefetto: «Non ha funzionato il piano di sicurezza interna»

Trentenne di Correzzola ricoverato a Padova, un indiano di 33 anni a Verona Le operazioni di spegnimento da parte dei pompieri durate tutta la giornata

MARGHERA. Sono da poco passate le 10, tre operai della General Montaggi srl di Terni, una ditta esterna che si occupa di manutenzione, stanno lavorando all’interno del capannone serbatoi della 3V Sigma, azienda di prodotti chimici ad alto rischio di via Malcontenta 1 a Marghera. Sono circondati da migliaia di litri di prodotti chimici di ogni gebere con loro, in zone diverse, ci sono altri 39 operai. I tre sono impegnati a tagliare un tubo delle condotte che trasportano i vari prodotti per essere lavorati. Non è chiaro, al momento, cosa sia successo. Ma ad un certo punto c’è stato un tremendo botto. Due dei tre operai esterni vengono investititi dalle fiamme dell’incendio che si sprigiona da uno dei serbatoi. Uno viene pure sbalzato a diversi metri dal punto dove si trovava. Il terzo rimane praticamente illeso.

Gli altri operai scappano fuori. Alcuni di loro soccorrono i feriti prima che il capannone si trasformi in un inferno. I prodotti chimici alimentano l’incendio che si propaga veloce. Una colonna di fumo nero e intenso inizia a salire alta e si veda da tutta la città e anche dalla Riviera del Brenta.

Inquietano le parole del Prefetto Vittorio Zappalorto, al termine dell'emergenza, a fiamme spente: «Alla 3V non ha funzionato il piano di sicurezza interno. O non si sono accorti cosa stavano facendo o non avevano previsto una variabile legata a questo tipo di manutenzione. Sta di fatto che l’impianto anti-incendio dell’azienda non è entrato in funzione. Questo è inconcepibile. Ha funzionato il piano di emergenza esterno. Attendiamo l’esito degli accertamenti dei vigili del fuoco e poi decideremo i provvedimenti da prendere», conclude il Prefetto Zappalorto.

Scattato il piano di emergenza esterno come previsto dalla direttiva Seveso. A evitare la tragedia, l'intervento dei vigili del fuoco e i primi soccorritori del Suem.

È passato nemmeno un quarto d'ora dallo scoppio e le strade attorno alla zona venfono chiuse. I feriti sono G.A.B., 30 anni, romeno, di Correzzola (Padova) e P.S., indiano, 33 anni, residente a Terni, ricevono le prime cure. Sono gravi. Il primo ora è ricoverato nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Padova con il 25 per cento del corpo ustionato, sottoposto a ventilazione polmonare forzata. Il suo collega indiano viene trasportato con l’elicottero a Verona e ricoverato anche lui nel centro grandi ustionati dell’ospedale Maggiore di Borgo Trento. Le sue condizioni sono molto gravi.

Ecco cosa resta della 3VSigma dopo il rogo di Marghera


Intanto a Malcontenta i vigili del fuoco iniziano la battaglia con il fuoco che ha invaso una buona parte dei 12mila metri quadri su cui si sviluppa l’azienda che ha sede legale a Milano. Le fiamme raggiungono anche i quaranta metri alimentate dal ento e dai prodotti chimici. La battaglia i vigili del fuoco la combattono con 90 uomini e mezzi arrivati da Mestre, Vicenza, San Donà, Mira, Padova e Treviso. Dall’aeroporto Canova viene inviato Aligator, il mezzo speciale che spara schiuma a centinaia di metri. A coordinare i pompieri il comandante provinciale di Venezia Giovanni Di Iorio.

Da una parte c’è la necessità di spegnere il fuoco dall’altra quella di abbassare la temperatura dei serbatoi non ancora intaccati dalle fiamme. La battaglia dura tre ore prima che anche l’ultima fiamma venga spenta. Poi sono continuate le operazioni di raffreddamento di quello che resta dello stabilimento: un ammasso di ferro contorto e piegato dal calore. Operazioni durate tutta la notte.

Le indagini dei vigili del fuoco inizieranno appena sarà possibile entrare in sicurezza nel capannone. Per il momento l’ipotesi più accreditata è che l’incendio sia scaturito dalle scintille provocate dal flessibile con il quale i tre operai stavano tagliando il tubo. Forse all’interno di quest’ultimo era rimasto del prodotto? Sul posto anche i carabinieri del Noe e della Compagnia di Mestre oltre ai tecnici dello Spisal. Un sopralluogo è stato fatto anche dal Procuratore Capo Bruno Cherchi. Aperta in Procura un’inchiesta, per ora senza indagati. Fondamentale sarà la relazione dello Spisal.



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