Lettera aperta al prossimo Sindaco (o Sindaca) di Venezia

Meraviglia l'assenza di uno skyline ben definito: perché Mestre non ha ancora sviluppato un waterfront verticale capace di ridisegnare il suo panorama urbano?

Marco Mestriner

Caro futuro Sindaco o Sindaca di Venezia,

conclusa la campagna elettorale per il Veneto – con esito largamente prevedibile –, l'attenzione a Venezia si è spostata immediatamente su chi guiderà la città nei prossimi anni. Una competizione dall'esito tutt'altro che scontato, che per ora si concentra sui nomi dei probabili candidati, di destra e di sinistra, piuttosto che sui contenuti dei programmi o sulla visione da proporre ai cittadini. Ma lei, che si candida a questo ruolo, cosa intende offrire davvero? La difesa dello status quo o un progetto ambizioso che guardi al mondo?

Da cittadino residente in terraferma, ma che per lavoro trascorre l'intera giornata nella città lagunare, ogni sera, tornando a casa e attraversando il ponte, non posso fare a meno di meravigliarmi per l'assenza di uno skyline ben definito. L'unica eccezione è il profilo sbiadito di ciò che resta dell'attività industriale di Marghera, che evoca un'archeologia industriale da film fantascientifico o cyberpunk. Mi chiedo, caro futuro sindaco: perché Mestre, con il suo affaccio unico sulla laguna e sul centro storico, e con un flusso di merci e persone degno di una metropoli mondiale, non ha ancora sviluppato un waterfront verticale capace di ridisegnare il suo panorama urbano?

Ricordo bene la proposta dello stilista italo-francese Pierre Cardin: quel Palais Lumière, un sogno faraonico di vetro e acciaio che voleva donare alla città. Un'idea che si è trasformata in un incubo a causa delle critiche, della burocrazia e di quei limiti che sembrano inchiodare solo l'Italia al passato, mentre il resto del mondo avanza. Perché, mi domando, in tutto il pianeta si costruiscono torri, si vive e si lavora in verticale, si identificano le città con quartieri avveniristici, e qui da noi questi vincoli – dall'UNESCO al traffico aereo – sembrano insormontabili? È solo per noi che il "no" all'innovazione diventa un dogma, impedendoci di essere artefici del nostro futuro?

L'impressione è che Mestre sia condannata a rimanere prigioniera dell'edilizia della seconda metà del Novecento, con la sua funzionalità grezza e un'estetica datata. Non riusciamo a superare la semplice costruzione per abbracciare una vera architettura, quella che segna l'ascesa delle metropoli globali e che è il cuore della bellezza della Venezia storica, capace ancora oggi, dopo secoli, di attirare milioni di turisti in crescita costante. Lei, futuro sindaco, ha in mente una proposta strutturata? Una sorta di position paper che delinei un nuovo panorama urbano verticale per Mestre, valorizzando le sue enormi potenzialità inespresse, in armonia con la città d'acqua, e inserendola finalmente nell'immaginario internazionale? Ha in mente un "iconic buiding" che possa essere uno spot fotografico per residenti e turisti?

"Tutto quello che non si può realizzare a Venezia può essere fatto a Mestre": questo è il refrain che sentiamo da decenni. Eppure, nessuna amministrazione l'ha colto a pieno, trasformandolo in un programma politico coraggioso e integrato, magari una "Mestre Vision 2030".Signor Sindaco, o signora Sindaca, lanci una visione organica e strutturata della città, che la proietti nell'arena mondiale dei prossimi decenni. Unisca la grandiosa storia della Venezia d'acqua a un futuro dirompente per quella di terra, risvegliando lo spirito identitario e l'orgoglio di chi crede in qualcosa di grande, di chi ha obiettivi ambiziosi e non si rassegna al declino come a un destino inevitabile. Adotti, le chiedo, quella sfida gramsciana: il pessimismo della ragione, l'ottimismo della volontà. Da residente in terraferma che ogni mattina si meraviglia arrivando a Venezia, vorrei poter fare lo stesso la sera, ammirando qualcosa di grandioso oltre il ponte. Lei, caro futuro Sindaco o Sindaca, è pronto a rendere possibile questo sogno?

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