Il possibile futuro sistema del social housing a Mestre e la sua realtà territoriale
La suggestione di operare in quell'area intermedia che si colloca tra alloggi di mercato e residenza assistita, una condizione comune a tante realtà urbane europee. E poi studentati di qualità

Un territorio eterogeneo come quello mestrino è stato sempre oggetto di varie e molteplici visioni in merito al suo possibile utilizzo, spesso discordanti e per lo più limitate alla visione puntuale invece che globale, contribuendo a creare una frammentazione sia a livello sociale che infrastrutturale.
In particolare, dato il settore in cui mi cimento, mi è caro il settore urbanistico edilizio che vede Mestre elemento di analisi per quanto sopra scritto. È stata consuetudine classificarla nel ventennio 1980-2000 come città laboratorio, città del futuro, polo strategico, hub come si usa dire di terra, acqua aria, rotaia. Vigeva un ottimismo assoluto e respirabile su questa città, luogo o non luogo direbbero alcuni miei colleghi.
Ma oggi cosa è diventata, quali le prospettive in quest’ambito? Tralasciando quella parte dell’intellighenzia locale che la definisce ora città turistica…. Una città turistica è semmai punto di arrivo, non di transito come oggi viene intesa Mestre.
Analoga domanda si può fare nello specifico per la residenza e soprattutto per la qualità della stessa, per i suoi abitanti ma anche per coloro che la abiteranno nel medio lungo periodo.
Mestre, senz’altro anche con Venezia centro storico, rappresenta un caso estremo e particolarmente complesso di un problema riscontrabile in molte città italiane ed europee: la mancanza di abitazioni di qualità. Le ragioni sono molteplici: il prezzo medio delle abitazioni, la insufficienza di quelle affitto, oltre alla crescente domanda di locazioni turistiche e per studenti.
Sicuramente un tema sentito e tangibile del nostro territorio.
Per questo è a mio avviso importante contenere a Mestre nei modi possibili l’espandersi del fenomeno delle locazioni brevi turistiche e utilizzare i mezzi a disposizione per facilitare la residenza pubblica, supportando quantomeno l'affitto delle abitazioni dei privati a residenza a lungo termine.
Dunque Mestre potrebbe riaffermare la sua valenza di città laboratorio con un serio piano di sviluppo dell’Housing sociale, degli studentati di qualità, diventando effettivo polo universitario riaffermandosi come città giovane, costruita cona visione verso il futuro.
Gli esempi funzionali
Esempi funzionali e funzionanti sono collaudati in città europee distanti da qui un ora e mezzo di aereo. Penso a primis a Vienna o ad Amsterdam e Rotterdam. In particolare quest’ultima offre delle assonanze urbanistiche territoriali in qualche modo equiparabili a quelle della città di terra ed acqua.
Cosa e come dunque agire? Operare con un insieme di gesti mirati per rispondere alla richiesta abitativa, per accedere all'affitto o all'acquisto con mezzi localmente identificati come necessari e utilizzabili allo scopo. Si tratta di un modo nuovo di operare in quell'area intermedia che si colloca tra alloggi di mercato e residenza assistita identificata come "social housing", una condizione comune a tante realtà urbane europee.
Ma perché ad una soluzione apparentemente semplice non si riesce a dare da noi corso a questo tipo di soluzione? Il motivo non è tanto la difficoltà di progettare complessi con queste ben precise caratteristiche ma il fatto che l’attuazione deve essere opera dell’Amministrazione pubblica mentre i provati concorrono limitandosi alla effettiva realizzazione.
Per contenere i costi dell’affitto è evidente che a monte il fabbricato debba avere costi inferiori per la sua realizzazione, non qualità inferiore. Questo avviene se vengono azzerati gli oneri e che vengono indicati i lotti concessi a prezzi calmierati. E‘ evidente che questo tipo di condizioni non siano quelle che un privato può chiedere e sostenere.
Mentre invece quanto sopra descritto sarebbe fattibile dall’Amministrazione che oltretutto resterebbe proprietario delle abitazioni contribuendo ad arricchire il proprio patrimonio, ancor di più se realizzate in area già di proprietà consentendo prezzi d’affitto calmierati.
Questo approccio a mio avviso andrebbe adottato su e per Mestre considerando che sul lungo periodo tutto ciò diventa una rendita oltre a rendere virtuosa la politica edilizia agli occhi dei cittadini. Questa opera virtuosa va e può essere applicata anche al patrimonio edilizio esistente trasformandolo in un’ottica di “adaptive reuse”, penso a scuole o uffici che indubbiamente con interventi di qualità possano essere ripensati nelle loro funzioni ed architetture favorendo la sperimentazione proprio tramite il funzionamento del social housing.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia