Via le “doppiette” dai boschi Zaher, Manente e di Campalto

Via i cacciatori dal Bosco di Mestre: non solo dal Parco di San Giuliano e il Bosco di Carpenedo - aree già protette dal calendario venatorio regionale e appena pubblicato dalla Città metropolitana - ma anche dal Bosco Zaher e dal Bosco Manente di Favaro Veneto e da quello di Campalto: gli abitanti e gli appassionati dei parchi cittadini - frequentatissimi da runner, ciclisti, anziani e famiglie con bambini - possono tirare un sospiro di sollievo, dopo le molte proteste per la pericolosa vicinanza con le “doppiette”. Almeno sulla carta.
Dovrebbe essere logico e responsabile che i cacciatori se ne stiano ben lontani dai parchi cittadini, ma così non è per tutti: tre ordinanze a firma del sindaco Brugnaro e dalla vicesindaca Colle - recentemente pubblicate all’albo pretorio - mettono una volta di più una pezza ai problemi del passato. Vero, il divieto di caccia nei boschi è già stato disposto negli anni scorsi e la mancanza di recinti attorno alle aree verdi non ha sinora impedito a cacciatori incoscienti di entrarci con i propri cani: «Per la carenza di adeguate risorse, l’Istituzione Bosco e Grandi Parchi», ammette infatti l’amministrazione nelle ordinanze, «non è in grado di realizzare gli interventi necessari per trasformare l’area boschiva in un fondo chiuso, risolvendo definitivamente la questione». Ora il Comune interviene per delimitare chiaramente - in planimetria - le intere aree verdi dei Boschi Zaher e Manente di Favaro Veneto e di quello di Campalto, disponendo che anche qui sia «vietata l’attività venatoria della caccia e l’addestramento e allenamento dei cani da caccia», «in quanto costituisce pericolo per i frequentatori dell’area nonché mette in pericolo l’insediamento dei volatili e dei piccoli mammiferi al suo interno e, conseguentemente, l’equilibrio ambientale e la biodiversità esistente».
All’interno dei boschi - si legge ancora - «avviene un’intensa frequentazione pubblica, abitualmente sono frequentati da cittadini che svolgono attività fisica come la corsa e la marcia o semplicemente passeggiano all’ombra degli alberi».
Qui passano anche le piste ciclabili Passo Campalto-Forte Bazzera e Favaro Veneto-Dese: una vita - quella nei boschi cittadini - completamente incompatibile con «l’attività venatoria e la presenza dei cacciatori».
Di più, Bosco Zaher rientra anche tra le aree destinata alla dispersione delle ceneri dei defunti: impensabile la convivenza con i cacciatori, che disturbano «lo svolgimento con la dovuta tranquillità e il necessario raccoglimento delle cerimonie della dispersione in natura delle ceneri dei cittadini defunti».
Le tre ordinanze hanno valore temporaneo e saranno in vigore per tutta la durata della stagione venatoria, dall’ormai prossimo 18 agosto al 9 febbraio 2020.
Certo, fondamentale affinché il divieto di caccia nei boschi urbani non sia solo sulla carta è che ci sia una pronta vigilanza che verifichi il rispetto dei divieti da parte delle “doppiette” più invadenti e incivili. —
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