Traffico container giù dell’11 per cento. Venezia peggiore porto dell’Adriatico

Il 2020 si è chiuso con una riduzione della movimentazione di merci. Gli scali di Trieste e Ravenna in linea con l’anno prima

VENEZIA. I porti sull’Adriatico di Trieste e Ravenna battono quello di Venezia nella movimentazione di container standard che ormai trasportano – via mare, strada e ferrovia –la maggior parte delle merci nel mondo. Colpa delle difficoltà in cui si dibatte ancora, a causa della pandemia, anche il trasporto marittimo.

I due terminal container, gestiti da Tiv-Msc e Vecon-Psa nell’Isola Portuale di Venezia, gli stessi in cui, come ha deciso l’ultimo Comitatone, dovrebbe essere adibita una parte delle loro banchine agli approdi temporanei delle grandi navi da crociera, hanno movimentato nell’anno appena trascorso complessivamente circa 529.000 Teu, con un calo dell’11% rispetto al 2019 (593.000 Teu) e ancor più rispetto al 2018, un anno record con 603.000 Teu.

PER APPROFONDIRE.


È andata meglio ad un altro porto del mare Adriatico, quello di Trieste che ha chiuso il 2020 con l’imbarco e lo sbarco di 687.921 Teu, di poco inferiore al risultato (688.649 Teu) del 2019.

Alla riduzione dei traffici, oltre alle ricadute sui traffici marittimi dell’emergenza mondiale per la pandemia e l’aumento del costo dei noli dei container a disposizione, è stato il limitato pescaggio dei canali. Secondo i dati resi noti dal quotidiano specialistico on-line “Shipping Italy”, il terminal container di Tiv (partecipato dalla grande compagnia marittima Msc, attiva nella crocieristica e nel trasporto merci) ha chiuso il 2020 con volumi sostanzialmente stabili, con 274.000 Teu movimentati, poco meno dei 283.000 movimentati nel 2019.

Peggio è andata al terminal di Vecon, società del gruppo Psa International di Singapore, uno dei maggiori operatori portuali del mondo, che ha chiuso il 2020 con 255.000 Teu, il 17,9% in meno dell’anno precedente, una riduzione superiore a qualsiasi altre registrata nei terminal container di tutti i porti concorrenti dell’Adriatico.

Un risultato, anche secondo Shipping Italy, dovuto alla cancellazione del servizio settimanale diretto con l’Estremo Oriente delle navi di Ocean Allenace (per via dei limitati pescaggi del canale Malamocco-Marghera) e alla «progressiva riduzione di capacità messa in atto dalle maggiori compagnie di navigazione che ha impedito una ripresa più significativa nel secondo semestre per la mancata ripresa dell’export che rappresenta un fattore trainante per i traffici containerizzati che passano per il porto di Venezia».

Anche nel vicino porto di Ravenna il terminal container nel 2020 ha subito un calo dei traffici, circa 170.000 Teu nel 2020, in calo rispetto ai 183.000 dell’anno precedente, mentre il porto di Trieste ha limitato al massimo i danni di un anno difficile per tutti, con 687.921 Teu, quasi lo stesso numero del 2019 quando erano stati 688.649.

Via della Seta, niente rotta su Venezia i colossi del mare vanno a Trieste


Non sono ancora stati resi noti i risultati del 2020 del porto di Koper (Croazia), ma dalle stime dovrebbero assestarsi su una quota di poco inferiore al 2019. Il traffico di navi porta container nel 2020 è tornato a crescere in maniera significativa solo nel grande terminal di Gioia Tauro in Calabria, e altri scali nel mar Tirreno, come Salerno e Napoli, sono riusciti grossomodo a mantenere i volumi del 2019.

Per tutti gli altri porti d’Italia il calo del traffico container è stato mediamente nel range fra il -10 e il -15% grazie al buon inizio del 2020, quando l’emergenza per la pandemia non era ancora arrivata, il suo inevitabile e conseguente calo della movimentazione di merci dovuto al periodo di lockdown, e poi grazie alla ripresa del traffico mercantile nell’ultimo quadrimestre dopo gli inevitabili cali conseguenti al periodo di lockdown nazionale. Il 2021 è iniziato con dati meno incoraggianti per i terminalisti, dato che l’emergenza sanitaria per la pandemia si è riacutizzata e, oltretutto, a causa dell’aumento dei costi di nolo dei container che ancora risente del blocco delle attività produttive in Cina e delle ripercussioni sui mercati globali, compreso quello marittimo che ora non riesce a fare fronte alla ripresa della domanda. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia