«Taliercio nato per Mestre, poi regno Reyer Oggi più bello di ieri, ma è troppo piccolo»

il compleannoSi sono festeggiati i 40 anni di vita del Taliercio di via Vendramin. Inaugurato nel gennaio del 19978 e utilizzato per il primo campionato nell’ottobre dello stesso anno, il Taliercio è...
Foto Agenzia Candussi/Cruccu/Palasport Taliercio, Mestre / Premiazione Artico
Foto Agenzia Candussi/Cruccu/Palasport Taliercio, Mestre / Premiazione Artico

il compleanno

Si sono festeggiati i 40 anni di vita del Taliercio di via Vendramin. Inaugurato nel gennaio del 19978 e utilizzato per il primo campionato nell’ottobre dello stesso anno, il Taliercio è ora la “casa” della Reyer.

La società ha voluto ricordare il compleanno, regalando la maglia orogranata numero 40 a Ruggero Artico, l’architetto che lo pensò e lo realizzò. «Me la tengo stretta come un bellissimo regalo questa maglia», racconta Ruggero Artico. Ma per lui il basket era Mestre e la mitica Duco di Villalta e Quintavalle. «Il Taliercio l’ho trovato bello, lo hanno sistemato bene, è ben tenuto. Era nato spartano, era un progetto tirato all’osso. Fu il palazzetto più economico realizzato in Italia, costato un miliardo e 100 di vecchie di lire per 3.500 spettatori, molto meno del palazzetto pubblico all’Arsenale. Il Taliercio resta un bel palasport ma oggi è piccolo per la squadra che rappresenta Mestre e Venezia», dice Artico.

Il palazzetto era nato per la Duco, sostenuto dall’allora prosindaco Domenico Bendoricchio e finanziato dalla società Seis. Fu terminato nel 1976 grazie al vicesindaco Gianni Pellicani, con fondi comunali. Storia che rimanda a pagine sportive leggendarie, quando Venezia e Mestre si sfidavano in A. «Nel primo anno di gestione, per coprire i costi, abbiamo ospitato anche concerti rock con 5 mila persone. Era l’unico modo per renderlo sostenibile», ricorda l’architetto. Dal concerto di Pino Daniele con la contestazione degli autonomi, alla ressa per i Simple Minds. E se la Reyer troverà una nuova casa, per Artico il Taliercio deve restare per Mestre. «Dovrebbero giocarci altre squadre, in città non mancano». —

Mitia Chiarin

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