Risolto il “giallo” del B-17 caduto a Mira nel 1944

I ricercatori di Aerei Perduti Polesine sono riusciti a ricostruire quanto successo all’aereo dell’Air Force statunitense precipitato sul campo della famiglia Frison 

MIRA. Le chiamavano fortezze volanti durante la seconda guerra mondiale. Erano i B-17, punte di diamante dell'Air Force statunitense. Tra Oriago, Gambarare e Malcontenta, quello precipitato nella zona è rimasto avvolto per decenni tra leggenda e mito.

Ci sono voluti lunghi mesi di ricerche, zigzagando tra ricordi annebbiati dei testimoni, sovrapposizioni storiche e false piste per riuscire a ricostruire esattamente ciò che accadde al velivolo con matricola 42-31424 comandato da Joseph Perkins quell'inverno del 1944.

Ci hanno lavorato i ricercatori di Aerei Perduti Polesine, Alessandro Cianchetta e Fabio Chinellato, con un apporto fondamentale di Elena Zauli Delle Pietre e dello storico Freddy Furlan, tra vecchi documenti e archivi oltre oceano, assemblando un puzzle che sembrava un rompicapo impossibile. Ci vogliono infatti settimane e numerose testimonianze di residenti, bambini all'epoca dei fatti, per risalire con precisione all'accaduto. Tutto inizia all'aeroporto di Cerignola alle 9 di domenica 30 gennaio.

Una squadriglia di B-17 decolla verso la zona aeroportuale di Rivolto, in Friuli, attuale base delle Frecce Tricolori, per bombardare obiettivi nemici. Nella fase cruciale succede l'imponderabile a bordo del B-17 di Perkins: una delle bombe a frammentazione trasportate infatti non si sgancia nei tempi, lo fa alla chiusura dei portelli del vano ed esplode. L'aereo riporta gravi danni. Il fotografo Paul Murphy muore sul colpo, il copilota Gaylon Sielber Thigpen è gravemente ferito. Il B-17 lascia la formazione e rientra perdendo quota, ormai condannato. Le linee amiche sono troppo distanti, e Perkins non sa se e per quanto il bombardiere potrà mantenere il volo.

Un rischioso ammaraggio in mezzo all’Adriatico è quasi un suicidio. Il pilota decide quindi che il male minore per il suo equipaggio sia la prigionia. Ordina l’abbandono dell'areo, mentre lui si attarda rimanendo ai comandi. Vuole assicurarsi che tutti si siano lanciati, probabilmente tenta di rianimare Thigpen e poi, pensandolo morto, inserisce l’autopilota e abbandona il B-17 al suo destino. I primi sette membri dell’equipaggio atterrano con il paracadute non molto distanti dall’obiettivo di Villaorba, dove sono immediatamente catturati e avviati ai campi di prigionia in Germania.

Rientreranno tutti negli Stati Uniti a fine conflitto. Perkins, con l’aiuto della popolazione e dei partigiani locali, riesce a eludere la cattura. Viene tenuto nascosto per un breve periodo poi, tramite alcuni partigiani sloveni, rientra al suo reparto il 9 marzo. E il B-17? A bordo sono rimasti in due, il copilota ferito e il fotografo già morto. Con il pilota automatico, o forse l'azione di Thigpen sui comandi, procede verso la laguna, lentamente e sospinto a fatica dai suoi motori.

Arrivato su Dogaletto di Mira precipita nel campo della famiglia Frison, non prima che Thigpen tenti di lanciarsi con il paracadute. La quota è però troppo esigua, e il copilota muore senza che il paracadute si apra per frenarne la discesa. I corpi dei due aviatori vengono sepolti a Malcontenta, e riesumati l'8 giugno 1946 per essere trasferiti al cimitero militare americano di Firenze. E anche il giallo del B-17 è risolto. —


 

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