Rifondazione comunista riparte da un mestrino

Rifondazione Comunista l’11 e 12 gennaio elegge il nuovo segretario nazionale, dopo la mancata scelta del congresso di Perugia di inizio dicembre. A tenere le fila del partito, in questa fase delicata, è un veneziano. Gianluca Schiavon, 39 anni, dottore di ricerca in storia amministrativa e costituzionale, ultimo presidente del quartiere di Mestre Centro è stato riconfermato presidente del collegio nazionale di garanzia. Ed è l’unico dirigente nazionale eletto dal congresso, segnala anche il quotidiano di partito “Liberazione”.
In questi giorni si trova a Madrid per il congresso della sinistra europea, ma al telefono spiega di aver già convocato per l’11 e 12 gennaio 2014 il comitato politico nazionale che dovrà eleggere il nuovo segretario. «Niente primarie per noi», ci dice, «eleggeremo il segretario con le tradizionali modalità e il comitato sarà anche il momento per discutere della sovravvivenza di un partito come il nostro senza il finanziamento pubblico ai partiti».
Del collegio di garanzia (ridotto a nove componenti) fanno parte anche Stefano Alberione e Cesare Mangianti (riconfermati); Stefania Brai, Eliana Ferrari, Yassir Goretz, Enzo Jorfida, Pietro Paolo Piro, Alessio Vittori. Un appuntamento importante, il comitato politico, spiega Schiavon a “Liberazione”, «decisivo e delicato e che dovrà sciogliere i nodi che il congresso non è riuscito a sbrogliare. E’ del tutto evidente che non siamo riusciti ad eleggere subito il segretario. Però per come si sono messe le cose, a Perugia ma anche nei congressi di circolo e di federazione, a fronte di una situazione politica interna oggettivamente non semplice ma anche esterna molto complicata, si è deciso di fare questa scelta. Che non è una scelta di semplice rinvio, ma significa porre la necessaria attenzione alla composizione di gruppi dirigenti adeguati alla nuova fase». Un congresso che non elegge un segretario, dice ancora, è un messaggio chiaro. «Dai circoli viene forte la richiesta che ci sia meno distanza e discontinuità tra i livelli territoriali e il livello centrale». Nello statuto, quindi, entra l’assemblea nazionale dei segretari di circolo che almeno una volta l’anno si confronterà con organismi nazionali e regionali. E il partito, ora, conclude il dirigente, «non potrà permettersi un apparato centrale forte. Dobbiamo fare di necessità virtù e costruire dei gruppi dirigenti molto rinnovati ma anche molto aderenti alle realtà locali».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia