«Operazione Pantano», confidenze alle imprese in cambio di una lavatrice

VENEZIA. Il direttore dell’Azienda territoriale edilizia residenziale di Venezia è finito in manette (è agli arresti domiciliari nella sua casa di Padova) per due appalti affidati alle ditte di imprenditori «amici», anch’essi padovani. Tutto accade a Padova, anche se è dell’Ater lagunare che il 63enne ingegnere Aldo Luciano Marcon è al vertice, perché nella città del Santo lui ci abita ed è cresciuto professionalmente, all’Ater della sua città di residenza. I pubblici ministeri hanno chiesto il suo arresto per associazione a delinquere, per turbativa d’asta e corruzione per due episodi e per rivelazione di segreto d’ufficio per un terzo, ma il giudice ha ritenuto che per l’associazione a delinquere non vi siano sufficienti elementi e la rivelazione di un segreto d’ufficio non comporta l’arresto, che però scatta per le altre e gravi accuse.
Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che «le indagini hanno consentito di mettere in luce l’esistenza di una pratica di collusione tra funzionari pubblici e imprenditori finalizzata chiaramente all’assegnazione fraudolenta degli appalti» e il magistrato, subito dopo, si stupisce che il vantaggio per il funzionario pubblico «sia risultato di importo economico perfino molto modesto». Il riferimento è proprio a Marcon, che si accontenta che gli aggiustino la lavatrice o che gli lavino la colonna sotto casa piena di guano dei colombi. E in questa indagine ci finisce quasi per caso, a causa dei suoi stretti legami e delle sue numerose telefonate al direttore dell’Arpav Andrea Drago, sotto inchiesta della Procura padovana per l’azienda regionale protezione ambiente. Chi lo ascolta si incuriosisce perché in uno dei numerosi colloqui scopre che l’ingegnere dispone di un secondo cellulare.
E quando i carabinieri entrano nella sua Bmw, per sistemare una microspia, rintracciano il secondo cellulare che risulta intestato alla moglie, tra l’altro rumena, di un dipendente della ditta di due imprenditori di Curtarolo, Manuel Marcon e Roberto Unizzi, titolari della «Costruzioni Giorg srl» e della «Thermioidraulica di Unizzi e Marcon srl». Due aziende che risultano vincitrici di un bando di gara dell’Ater di Venezia del 18 ottobre 2010. Sono poi le intercettazioni telefoniche successive a svelare in quale modo i due imprenditori di Curtarolo abbiano vinto l’appalto per la costruzione di 14 alloggi popolari a Scorzè per 659 mila euro (circa 47 mila euro ad appartamento). Tra loro i tre parlano e uno degli imprenditori, ad esempio spiega che «le gare pubbliche per portarle a casa bisogna esagerare e dopo correggerle in corso d’opera, bisogna che fin da quando fai il preventivo verifichi che si possa modificare delle robe».
Le telefonate rivelano che il direttore dell’Ater veneziano ha un rapporto confidenziale con i due imprenditori e fornisce loro le informazioni per vincere la gara d’appalto, concordando preventivamente tutte le mosse da fare e rivelando le modalità di predisposizione dell’offerta, oltre che inducendo altre imprese a rinunciare. In cambio, aggiustano la lavastoviglie e parlano della sua sostituzione, gli ripuliscono la colonna sotto casa, gli promettono di assumere in ditta un suo raccomandato, gli sistemano due tapparelle, gli riparano il condizionatore e gli controllano la caldaia. Il secondo episodio riguarda il bando di gara del 21 dicembre 2010 per l’affidamento dei servizi assicurativi per il rischio incendio per il patrimonio immobiliare dell’Ater veneziana per un costo di 170 mila euro. In questo caso, la strategia utilizzata da Marcon per far vincere le Assicurazioni generali attraverso l’agenzia padovana «Benvegnù D., Morelli M., Fonzi R. & Rigillo E, sas» è diversa: alla gara partecipano due società d’assicurazioni, ma il direttore Ater la annulla e sulla documentazione scrive falsamente che è andata deserta, per poi affidarla all’agenzia padovana con una procedura di affidamento a trattativa diretta nello stesso giorno. Marcon poi si incontra con Erminio Rigillo nella farmacia della moglie e in cambio ottiene in dono due polizze assicurative «vita» intestate alle due figlie per un importo di duemila euro ciascuna.
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