Nuovo stop al night club Stavolta per lavoro nero

Cona. La barista era senza contratto. Trovate altre diciotto ragazze “regolari” Nel 2009 il locale era stato oggetto di una inchiesta sulla prostituzione
Pegolotte: un interno del locale con le ragazze e i clienti. 27/07/2000 Light IMage Fornasier
Pegolotte: un interno del locale con le ragazze e i clienti. 27/07/2000 Light IMage Fornasier

CONA. Nell'estate del 2009 era stato chiuso dalle forze dell'ordine per sfruttamento della prostituzione, ma poi era risorto dalle sue ceneri, come l'araba fenice, anche se, a quel tempo, portava il nome di un altro uccello, il Flamingo (ovvero fenicottero, in spagnolo).

Il locale che si trova in via Marconi, a Pegolotte di Cona, e che ora si chiama Nadin Club, è stato chiuso di nuovo giovedì sera. La prostituzione, stavolta, non c'entra: il motivo dello stop all'attività è il lavoro nero. Vero che, quando i carabinieri sono entrati all'interno c'erano 18 ragazze, per lo più dell'Est, ma anche qualche italiana, e altrettanti (sarà stato un caso), maschietti, del posto o padovani, intenti a bere e conversare. Ma più di questo non è stato riscontrato. Le ragazze, inoltre, che rientrano nella categoria delle ballerine, intrattenitrici o figuranti di sala, che dir si voglia, lavorano con particolari contratti “a chiamata”, per cui nei loro confronti non è stata ipotizzata alcuna irregolarità. Il problema, però, era la barista, che non aveva alcun contratto di lavoro. E poiché una percentuale di dipendenti in nero che superi il 20% del personale presente (in questo caso era addirittura il 100%) fa scattare la sospensione dell'attività, fino alla regolarizzazione dei dipendenti in questione, la chiusura è stata immediata. Oltre, ovviamente alla cosiddetta “maxi sanzione” che si applica in questi casi. Il blitz è stato condotto dai carabinieri dell'ispettorato del lavoro, insieme ai colleghi della stazione di Cavarzere, del Norm e alla polizia locale di Cona. Un controllo di tipo amministrativo che ha riservato anche altre sorprese. Per prima cosa, trattandosi di un club privato, i frequentatori avrebbero dovuto essere tutti soci. Invece due di loro non lo erano e questo ha determinato l'applicazione di una pesante multa per il gestore da parte della polizia locale. In secondo luogo, dietro il bancone del bar, i carabinieri hanno trovato un phaser, ovvero un aggeggio in grado di produrre forti scosse elettriche. In apparenza una misura precauzionale contro eventuali clienti irruenti i cui freni inibitori non fossero in grado di reggere alla miscela tentatrice di alcool e donne. Il phaser è stato sequestrato in attesa di verificare la eventuale sussistenza di un reato.

Diego Degan

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