Niente incendio, niente condanna

Fiamme subito spente alla Bunge, doppia assoluzione
L’incendio alla Bunge avvenuto a maggio del 2005
L’incendio alla Bunge avvenuto a maggio del 2005
 
MARGHERA.
Avevano creato non poco panico e allarme le fiamme scoppiate il 12 maggio di cinque anni fa alla «Bunge Italia spa» di Marghera, soprattutto per l'enorme nuvola nera che si era alzata nel cielo dalla zona di via dell'Elettricità. Centralini impazziti, alunni rinchiusi nelle aule nonostante la bella stagione. Ma venerdì pomeriggio, in un'aula del Tribunale di Mestre, il giudice monocratico Barbara Lancieri ha assolto - perché il fatto non sussiste - i due imputati per incendio colposo.  Si tratta del direttore dello stabilimento di Marghera della «Bunge», il milanese Francesco Mussida (59 anni), e del titolare della «Omar Costruzioni» Omar Busatto (34 anni, di Cona), difesi rispettivamente dagli avvocati Antonio Bondi ed Enrico Siboldi il primo, Mauro Zenatto il secondo. Il giudice ha sostanzialmente accolto le tesi della difesa, la quale ha sostenuto che le fiamme ci sono state ma che un vero e proprio incendio non si è sviluppato, nonostante la nuvola di fumo. I milioni di litri di olio di soia contenuti negli enormi serbatoi non hanno infatti preso fuoco. Solo in questo modo si può spiegare la formula assolutoria del «fatto non sussiste».  La «Omar Costruzioni» era stata incaricata di coibentare i numerosi ed enormi silos della «Bunge» e per farlo avevano utilizzato i saldatori. Durante questa operazione una scintilla avrebbe incendiato la coibentazione esterna, che era bruciata. Stando alle accuse, i due imputati, nei loro rispettivi ruoli, non avrebbero adottato e prescritto le misure necessarie ad evitare i rischi d'incendio. In particolare, non avrebbero messo sull'avviso gli operai che operavano con i saldatori delle giuste procedure da adottare per evitare che la coibentazione prendessse fuoco.  I difensori hanno innanzitutto dimostrato che il fuoco era stato spento rapidamente dagli stessi addetti dell'azienda, prima ancora che un vero incendio potesse svilupparsi. Il pubblico ministero in aula aveva chiesto la condanna sia di Massida sia di Busatto.

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