Mose, chiuso il Laboratorio Thetis sospende l’attività
«L’attività del Laboratorio analisi non può ridurre i fondi destinati al completamento del Mose. Dunque il servizio sarà sospeso». Lo comunica il commissario liquidatore del Consorzio Venezia Massimo Miani al ministero delle Infrastrutture, al prefetto e al commissario del Mose Elisabetta Spitz. «Dal 15 maggio prossimo», scrive, «la società Thetis ha comunicato che sospenderà il servizio erogato e avvierà le procedure previste dalla legge per le sicure eccedenze del personale che detta sospensione comporterà».
Polemiche che non si placano intanto per la richiesta dello stesso Miani alle piccole imprese azioniste del Consorzio di contribuire al debito. E l’annuncio che non saranno pagati i crediti loro spettanti. Le imprese si sono rivolte al prefetto, e chiedono garanzie. «Si bloccherà il Mose altrimenti», dicono, «e rischiamo tutti il fallimento».
Fallimento che intanto potrebbe interessare anche lo stesso Consorzio. Gravato di almeno 200 milioni di debiti arretrati, alle prese con la scarsità di liquido e in difficoltà per il pagamento degli stipendi. Il 15 maggio il Cipe dovrebbe sbloccare i 538 milioni di euro maturati come minori interessi dei mutui. E la battaglia è aperta. «Occorre che il governo intervenga», ha detto ieri il deputato del Pd Nicola Pellicani in aula durante il dibattito sul Decreto Venezia, «da tre anni siamo al 95 per cento dei lavori fatti e si procede al rallentatore. E’ tutto fermo e si rischia il fallimento del Consorzio con una figuraccia di dimensioni mondiali ma soprattutto con io rischio di perdere centiaia di posti di lavoro, proprio adesso che siamo tutti concentrati sulla ripartenza. Il governo deve sbloccare intanto le risorse ferme al Cipe».
Ma i cantieri non si sbloccano e le attività sono ferme. Compresa la manutenzione delle paratoie e dele cerniere, ammalorate e in stato precario. Il caso che era scoppiato due mesi fa, con le dimissioni di consulenti del Provveditorato Susanna Ramundo e Gian Mario Paolucci. Ramundo, consulente dell’Unione europea ed esperta anche su ponti e infrastrutture, lancia l’allarme. «Non si sono fatte le ispezioni previste, non si sono avviate attività per la protezione degli ambienti e dell’acciaio. Non sappiamo quanti siano gli anodi di zinco deteriorati e la presenza della corrosione avanza sempre più». —
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