Malasanità, inchiesta della Regione
I genitori della bimba fanno causa all'ospedale per la mancanza di letti

Giovanni Stellin responsabile di cardiochirurgia pediatrica
PADOVA.
Nessuna questione personale, ma vogliono andare sino in fondo per evitare che altri bimbi subiscano la stessa odissea toccata alla loro figlia: si sono rivolti a un legale per costringere l'ospedale ad aumentare il numero di posti letto di Rianimazione cardiochirurgica pediatrica.
Ieri i genitori della bimba di due anni di Campolongo Maggiore in provincia di Venezia, sono stati contattati dall'assessore alla Sanità Luca Coletto. Si è scusato per il calvario che ha dovuto patire la piccola. Ha poi comunicato loro di aver dato mandato al segretario regionale alla Sanità Domenico Mantoan di istituire una commissione per capire come risolvere la questione Terapia intensiva cardiochirurgica. Mamma e papà però, in attesa che la politica dia risposte concrete, hanno bussato alla porta di un legale. «Ci siamo rivolti ad un avvocato penalista per ottenere giustizia. Non ce l'abbiamo con i medici, con lo staff della Cardiochirurgia pediatrica. Ma non è possibile che una bimba di soli due anni venga preparata per un intervento cinque volte. Ha sofferto iniezioni, flebo, digiuni, levatacce, per poi essere rispedita a casa perché mancava sempre il posto letto in Rianimazione».
LA CAUSA LEGALE.
Il risvolto penale della vicenda è ancora allo stato embrionale. «Una sola cosa è certa - afferma il padre della piccola, 37 anni, - non coinvolgeremo i medici del reparto. Non cerchiamo alcun tornaconto personale. Vogliamo combattere per ottenere un risultato per tutti i piccoli pazienti che devono attendere settimane, mesi, per un intervento. Esclusivamente perché ci sono solo due posti in terapia intensiva, spesso occupati da urgenze che fanno saltare le operazioni programmate». I genitori della bimba lasciano intendere che vogliono puntare il dito contro coloro che programmano il numero di posti letto nei reparti ospedalieri del Veneto.
LA COMMISSIONE.
Anche la Regione vuole comprendere il motivo di un'anomalia tutta padovana: 300 interventi di cardiochirurgia pediatrica l'anno e due soli posti di terapia intensiva post operatoria. «Non vogliamo gettare la croce addosso a nessuno - spiega Coletto - ma vogliamo vederci chiaro fino in fondo, capire le caratteristiche del problema e trovare in fretta una soluzione. Non è possibile che una bambina venga sottoposta ad un tale calvario. Il problema va risolto in fretta».
L'INTERVENTO.
Commissioni, cause legali, telefonate importanti. I genitori della bimba ora sperano soltanto che l'intervento venga effettuato al più presto. «A nostra figlia deve essere corretta la cardiopatia congenita di cui soffre. Non credo che saremmo in grado di tollerare un nuovo rinvio. Vogliamo risolvere il suo problema al più presto». Mamma e papà sperano che il telefono squilli e che sia finalmente la volta buona: «La bambina sta bene, ma non si può attendere oltre».
L'OSPEDALE.
Nessuna dichiarazione ufficiale da parte dei vertici ospedalieri padovani. Ieri però è sbucata una delibera dai cassetti dell'azienda ospedaliera, firmata a dicembre 2009: nel documento, alla luce della nuove schede di dotazione ospedaliera (numero di letti per reparto, imposto da palazzo Balbi) la direzione ha fatto notare a chiare lettere alla Regione Veneto che il numero di posti a disposizione per le terapie intensive è insufficiente. Una situazione ancor più complessa nelle Rianimazioni pediatriche. La situazione verrà risolta solo quando sarà realizzato il nuovo reparto.
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