L’invasione delle cimici americane
Esemplari trovati in Strada Nova. L’esperto: «Pericolosa per le foglie, non per l’uomo»

Si chiama Halyomorpha halis. Una specie di cimice chiamata anche «cimice americana», avvistata da qualche tempo in terraferma. La novità è che ne sono stati rinvenuti diversi esemplari in pieno centro storico, in Strada Nuova. Lontano da aree verdi o coltivate. È stato un residente a catturare l’insetto che si era introdotto in casa sua dalla finestra e a portarlo agli entomologi del Museo di Storia Naturale che adesso lo stanno analizzando per capire di cosa si tratti. «In tanti anni non ne avevo mai viste», ha detto.
Puntuale la verifica dei ricercatori guidati dal direttore Luca Mizzan. «È un esemplare che si può confondere con la
Raphigaster nebulosa
, specie di cimice nostrana che può destare qualche preoccupazione», dice il direttore Mizzan, «è in effetti molto strano che questi esemplari siano rinvenuti in città».
«Oltre ai gravi problemi che comporta per l’agricoltura», si legge nel sito del Museo di Storia Naturale, «Halyomorpha halys ha raggiunto una certa fama per i densi assembramenti di individui che durante il periodo autunnale si raccolgono su edifici, penetrando all’interno o raccogliendosi in fessure, intercapedini e altri luoghi riparati, in cerca di una sistemazione adatta in cui trascorrere il periodo freddo. Si tratta dello stesso comportamento manifestato dalla cimice verde (Nezara viridula), di cui condivide anche la capacità di emettere un odore fastidioso, comune del resto a molte altre specie di cimici. Come la verde, al di là del fastidio, essa non comporta comunque alcun pericolo per l’uomo».
Altre caratteristiche della cimice sono quelle di essere fitofaga. Si nutre pungendo vegetali e succhiandone i fluidi contenuti, È anche una specie molto prolifica: ciascuna femmina può produrre da circa 100 a circa 500 uova, mediamente 240, deposte a gruppi di circa 30. Gli adulti si attivano a primavera e, in Italia, producono due generazioni (forse anche tre), con tempi di sviluppo intorno ai 40-50 giorni.
Una specie arrivata in Europa nel 2007, avvistata a Zurigo. Adesso a quanto pare presente anche in aree lontane dalle zone coltivate.
Un segno del clima che cambia, anche questo. Come la presenza di zanzare in pieno novembre, il proliferare di specie ittiche che mai si erano viste in laguna, la scomparsa di molte specie autoctone come bisati e passerini. «Il cambiamento climatico è ben visibile in questi giorni», dicono gli esperti, «anche per la grande presenza di seppie e pesci «estivi» all’interno della laguna. Segno che pur essendo in autunno la temperatura dell’acqua è ancora abbastanza calda. I ricercatori del museo di storia naturale svolgono attività di monitoraggio periodiche anche della presenza di flora tipica in laguna. E sugli avvistamenti di nuovi ospiti della laguna. Nei giorni scorsi è stata segnalata una numerosa colonia di delfini, giunti in prossimità dei litorali veneziani inseguendo banchi di pesce. Le caratteristiche pinne del mammifero sono state avvistate al largo del Lido. «Un fenomeno questo», dice Mizzan, «che invece testimonia della vitalità delle nostre acque».
(a.v.)
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