Sex workers denunciate per il flash mob ai Tolentini: la Digos indaga

Protesta non autorizzata nella chiesa dei Tolentini a Venezia: le sex workers rivendicavano diritti e legalizzazione della prostituzione. Scatta la denuncia per manifestazione non autorizzata

Maria Ducoli
La protesta delle Sex Workers
La protesta delle Sex Workers

Verranno denunciate per manifestazione non autorizzata, le sex workers che lo scorso lunedì sono arrivate da ogni parte del Triveneto per rivendicare i diritti delle prostitute e chiedere la legalizzazione della professione.

I canti femministi delle “Quartette” all’interno della chiesa dei Tolentini, così come il pane spezzato recitando la formula “questo è il mio corpo”, hanno toccato la sensibilità della curia, ma non solo: ci sono anche aspetti legati all’organizzazione del sit-in che vanno chiariti.

Le denunce 

I malumori del Patriarcato per la manifestazione non sono un mistero. 

Solo qualche ora dopo l’iniziativa, il direttore delle comunicazioni sociali del Patriarcato, don Marco Zane, aveva mandato una nota dai toni duri in cui aveva sottolineato che era stato «distorto in modo offensivo e blasfemo il senso del sacramento dell’Eucarestia».

La Digos intanto ha appurato che le organizzatrici non avevano richiesto l’autorizzazione almeno tre giorni prima, come previsto dalla legge: partirà d’ufficio la denuncia, che verrà inoltrata nei prossimi giorni.

Le attiviste

Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute, si dice colpita, sbigottita, senza parole. «Solo chi non c’era può pensare che abbiamo fatto qualcosa di blasfemo», commenta. Sui social , i video delle canzoni intonate dalle Quartette: inni sui diritti delle donne, canti sull’emancipazione, «tango delle femministe, tango della ribellion», recitano.

Pia Covre
Pia Covre

La denuncia fa sorridere Covre che ha la risposta pronta: «Siamo uno strano Paese, in cui il Ministro dell’Interno consiglia alle donne di rifugiarsi in chiesa per fuggire dalla violenza, ma poi è la Chiesa stessa a metterci alla porta».

Un paradosso anche se si considera la storia della mobilitazione, nata cinquant’anni in Francia quando duecento donne trovarono rifugio nella chiesa di Saint-Nizier a Lione, che occuparono per scappare dalle persecuzioni delle forze dell’ordine. Da lì sono nati gli ex voto delle prostitute e una battaglia lunga ormai mezzo secolo, per chiedere diritti e tutele, antidoto, per le sex workers, contro lo sfruttamento.

«Se la Chiesa vuole mettersi in guerra contro di noi, mentre predica ogni giorno la pace, faccia pure», conclude Covre che, anche da pensionata, non cede di un millimetro e continua, instancabilmente, a portare avanti la sua battaglia «di emancipazione e dignità». Le sex workers non si fermeranno, dicono, finché l’Italia non legalizzerà la prostituzione, come hanno già fatto altri otto Paesi europei. «La Chiesa non ci fermerà» promettono.

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