“La vittoria alata” in memoria del sangue versato da Chioggia

Il trionfale monumento fu eretto nel 1923 davanti alla basilica di San Giacomo in corso del Popolo Una lapide commemora la medaglia d’oro, capitano Mario Merlin, caduto nel 1917 a Bainsizza
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. “La vittoria alata” o “L’angelo salvatore”. Più trionfale il primo, più religioso il secondo, entrambe le denominazioni si riferiscono al maestoso monumento ai Caduti realizzato per ricordare il prezzo che Chioggia sopportò nella Prima Guerra Mondiale. Il monumento si trova in corso del Popolo, davanti la basilica di San Giacomo Apostolo e ne fu decisa la realizzazione nel 1923. Il lavoro fu affidato allo scultore Domenico Trentacoste, docente delle Belle Arti di Firenze e noto per aver realizzato sculture e portali a Roma, Palermo e Trieste. Il monumento, realizzato in piena epoca fascista, doveva ricordare l’onore del servizio alla patria, il culto dei defunti, gli “eroi” caduti in guerra.

Sulla stessa lunghezza d’onda la chiesa dei Cappuccini con il “Parco della rimembranza”, inaugurati nel 1935 per ricordare i caduti della Grande Guerra. Nel Parco riposano i corpi di 60 chioggiotti che furono recuperati in altre zone e una lapide ricorda uno per uno i nomi dei 66 caduti di Chioggia. Il Comitato esecutivo di Chioggia aveva chiesto a Trentacoste che il monumento potesse essere pronto per maggio del 1926, ma problemi di salute di alcuni collaboratori dello scultore rallentarono il procedere del lavoro e la data di inaugurazione slittò al 26 agosto del ’26. Una disguido che l’artista si fece “perdonare” aumentando di 40 centimetri l’altezza dell’opera, che arrivò quindi a 3 metri e 40. Il bozzetto fu anche modificato strada facendo per le raccomandazioni che arrivarono dal cappellano di San Giacomo che trovava “opportuno nascondere le nudità” data la vicinanza ad una chiesa. Rilievo che Trentacoste accolse occultando la nudità “con la correggia dello scudo del combattente che giace a terra”. Chiese poi al Comitato di far realizzare da un qualsiasi fabbro di Chioggia una cancellata di protezione che non doveva essere “elegante, ma quanto più rozza possibile” perché non aveva una funzione ornamentale, ma doveva servire a tenere lontano persone importune dall’avvicinarsi al monumento.

L’inaugurazione si tenne il 26 agosto 1926 alla presenza del principe Umberto di Savoia che rese la cerimonia ancora più solenne. Il principe arrivò in piazza Vigo nel primo pomeriggio con un motoscafo accompagnato da alti ufficiali e dal conte Volpi di Misurata. I fascisti avevano invitato i chioggiotti a partecipare in massa, sventolando il tricolore e imparando una poesia per l’occasione. Invito accolto in pieno con un fiume di gente che si riversò alla cerimonia anche solo per la curiosità di vedere il principe. Prima dell’inaugurazione l’immancabile brindisi con il vermut sotto i portici del municipio.

Davanti calle Manfredi era stato allestito un palco circondato da carabinieri e guardie regie per proteggere le autorità, con un lussuoso baldacchino che ricadeva sul davanti per proteggerle dal sole. Quando il monumento fu scoperto ci fu un lunghissimo applauso seguito dalla banda cittadina impegnata negli inni nazionali. Nella stessa giornata fu inaugurata la lapide dedicata al capitano Mario Merlin, medaglia d’oro nella Prima Guerra Mondiale, caduto il 29 settembre 1917 a Bainsizza.

La lapide è stata apposta nella casa natale di Merlin, vicino a palazzo Nordio Marangoni. Alla medaglia d’oro furono dedicati in anni successivi la scuola elementare realizzata a Ridotto Madonna e la Riva Vigo. Altra lapide e un’altra scuola, sempre elementare, ricordano invece l’altra medaglia d’oro della Grande Guerra, il capitano Pier Antonio Gregorutti, comandante della V compagnia del 118 reggimento fanteria Padova, istituita a Chioggia.

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