«La commissione sulle ecomafie indagherà sulle cave gestite da Cosmo»

La commissione d’inchiesta sulle ecomafie mette la lente d’ingrandimento su Paese e Noale. Lo ha annunciato il senatore Andrea Ferrazzi, vice presidente della Commissione sugli eco-reati e capogruppo democratico della Commissione Ambiente e Territorio.
L’antefatto
Il senatore aveva chiesto un’attenzione particolare all’organo parlamentare dopo il sequestro delle 200 mila tonnellate di rifiuti contaminati stoccati senza autorizzazione dalla Cosmo Ambiente alla cava Campagnole di Paese e di altri 80 mila a Noale.
«Il Veneto sarà una delle cinque regioni, l’unica del Nord, dove la Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati svolgerà uno specifico approfondimento anche in relazione a particolari aspetti legati al ciclo dei rifiuti», annuncia. Paese è una zona particolarmente a rischio, visto il gran numero di cave e discariche presenti sul territorio. Ma, nel dettaglio del caso Cosmo Ambiente, quei rifiuti contaminati erano destinati a diventare il sottofondo della A4; ed è questo uno dei focus su cui si concentrerà la commissione d’inchiesta, che, è bene ricordarlo, ha poteri di indagine pari a quelli della magistratura.
«Le notizie di cronaca e le inchieste della magistratura hanno fatto affiorare in Veneto una situazione di grande compromissione in ordine al rispetto della legalità e alla necessità di tutelare la salute pubblica», continua Ferrazzi. «C’è da capire, in primis, se le grandi infrastrutture del Veneto, dalla Pedemontana al Passante di Mestre siano state inquinate attraverso l’utilizzo di materiali contenenti rifiuti pericolosi. Al contempo bisogna capire come l’esposizione agli inquinanti possa aver provocato gravi danni per l'ambiente e alla salute dei cittadini».
gli altri temi
«Altre tematiche saranno affrontate in Commissione. Dalle bonifiche dei siti inquinati al ripristino ambientale dei siti di interesse nazionale (Sin), dalla presenza in alcuni ambiti del territorio regionale di sostanze perfluoro alchiliche (Pfas) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili agli incendi che significativamente in Veneto riguardano i rifiuti e che statisticamente rappresentano il 10% della totalità degli incendi in Italia».
La commissione d’inchiesta ha già fornito l’anno scorso un dossier su sei incendi dolosi avvenuti in aziende che trattano rifiuti: Vidori nel 2017, Veritas e Centro Risorse nel 2016, Ceccato Recycling nel 2015, Bigaran nel 2014. Tutti roghi sospetti. Ora la commissione vuole vederci chiaro su tutto il ciclo dei rifiuti – in particolare quelli speciali - raccolta, smaltimento e lavorazione. Si inizierà dall’acquisizione di documenti e dalla raccolta delle deposizioni di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda. Verranno confrontati gli elementi d’indagine già raccolti delle forze dell’ordine, per capire non solo quali siano i rischi ambientali, ma anche se in alcuni dei casi gli illeciti siano legati a infiltrazioni mafiose. Anche se le analisi dell’Arpav e l’indagine epidemiologica dell’Usl hanno tranquillizzato i residenti sugli effetti dei rifiuti depositati alla Campagnole, in prospettiva le incognite restano. Chi bonificherà la cava? E per quanto resteranno i rifiuti contaminati? La storia di Paese è fatta di domande simili, e mai le risposte sono state quelle attese dai cittadini. A testimoniarlo, davanti alla Campagnole, l’ex Sev, con tonnellate di amianto depositate senza autorizzazione. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia