Intervento di dieci ore per soccorrere l’alpinista veneziano

VENEZIA. Un intervento durato dieci ore, un soccorso molto impegnativo da un punto di vista tecnico e fisico per gli specialisti del Soccorso Alpino della Valle di Zoldo e di Alleghe che hanno...

VENEZIA. Un intervento durato dieci ore, un soccorso molto impegnativo da un punto di vista tecnico e fisico per gli specialisti del Soccorso Alpino della Valle di Zoldo e di Alleghe che hanno lavorato a lungo per portare a valle Daniele Bortolozzo il 55enne alpinista veneziano che domenica mattina, mentre usciva dalla “Via delle placche” sulla Civetta, ha perso l’appiglio e dopo un volo di qualche metro si è slogato una caviglia sbattendo sulla roccia.

«Un intervento complesso e anche per la pioggia e la nebbia che ci hanno accompagnato per tutto il tempo del soccorso», spiega Alessandro Rudatis, capo zona del Soccorso Alpino di Alleghe. Complesso e lungo perché i 14 soccorritori delle sezioni della Valle di Zoldo e Alleghe hanno portato su la bellezza di un quintale di materiale tra corde, barella chiodi, moschettoni e trapano. Cento chili di materiale portato a spalla perché il fedele elicottero, compagno di mille soccorsi, domenica, colpa la nebbia, non poteva intervenire. Quindi gambe, braccia e tecnica per salire e portare a valle, destreggiandosi sulla roccia resa scivolosa dalla pioggia, l’alpinista del Cai ferito. Tutto ha inizio domenica, poco dopo le undici quando Daniele Bortolozzo, capo del gruppo “Gransi” del Cai di Venezia, mentre sta per ultimare la salita alla Torre Coldai, viene tradito da un chiodo che si stacca dalla parete. L’alpinista che sta salendo con altri colleghi per festeggiare i 150 anni della fondazione del Club Alpino Italiano, vola di sotto, sbatte una gamba sulla roccia e si frattura una caviglia. Non riesce più a muoversi. Scatta l’allarme. L’elicottero del Suem di Pieve di Cadore non può intervenire, colpa la nebbia. Il soccorso viene affidato alle squadre a piedi. In 14 quindi sono saliti da Malga Pioda al rifugio Coldai, circa 500 metri di dislivello, dove si erano attrezzati con il materiale caricato sulla teleferica del rifugio.

In cima alla Torre Coldai hanno trovato l'infortunato. Medicato dall'infermiera della Stazione della Valle di Zoldo era stato imbarellato e calato per 160 metri lungo la verticale. Superata anche la ferratina dello Spiz de Galina, le squadre hanno proceduto con altre due calate da 50 metri fino al rifugio Coldai. Da qui barella in spalla fino a Malga Pioda. In fuoristrada avevano infine accompagnato a Palafavera l'infortunato e gli amici, che poi si erano allontanati con i mezzi propri. (c.m.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia