«Impennate sì, ma nessuna gara diteci cosa facciamo di male»

Parlano due ragazzi che venerdì notte hanno partecipato al motoraduno non autorizzato di Marcon «Scegliamo zone commerciali o industriali per divertirci in sicurezza e non creare pericolo in strada»
Di Francesco Furlan

MARCON. «Ma che male c’è se ci troviamo? Ci sfoghiamo un po’, c’è chi si impenna, chi fa stopping (quando si frena di colpo per alzare la ruota posteriore della moto, ndr), ma nessuno fa gare di velocità, nessuno scommette. Ci divertiamo così, ma non abbiamo un posto dove poterlo fare».

Michele ha 17 anni, il piercing al labbro inferiore, i jeans stretti e le sneaker ai piedi. Abita a Mestre, era a Marcon, venerdì notte, per il raduno clandestino organizzato nella zona commerciale, al parcheggio di Bep’s. Ci è andato con il suo scooter, un Yamaha Aerox, un “cinquantino” - 50 cilindri - che però può sfiorare i cento all’ora. Basta cambiare cilindri e albero del motore, mettere una marmitta Malossi, e il gioco è fatto. «Facevo il Berna, ora ho finito. Sto cercando lavoro», aggiunge, «e intanto mi diverto ad andare in giro con lo scooter. Ogni tanto ci troviamo, più per vedere gli scooter e le moto, confrontarci. È vero, c’è qualcuno che si esibisce, ma non sono mai gare di velocità». «Venerdì sera poi, eravamo davvero tanti. Non so perché: l’evento è stato creato su facebook, poi c’è stato il passa-parola. Io ci sono andato con i miei amici. Qualcuno era arrivato con moto da competizione, senza la targa, ma quasi tutti sono riusciti a scappare prima che arrivassero i carabinieri. Cosa c’è di male in quello che facciamo?». È la stessa domanda che si fa Massimo, 19 anni, studente di un istituto tecnico, «ma non ti dico quale, e neppure che moto ho, se no si capisce chi sono». È membro fondatore di una crew - un gruppo di ragazzi - che organizza raduni in giro, soprattutto nel trevigiano.

«Noi però li facciamo di giorno, nelle zone industriali, e già più volte siamo stati fermati dalle forze dell’ordine. Facciamo qualche cazzata? Sì, è vero, facciamo qualche esibizione, ma non ci permetteremo mai di impennarci o fare stopping lungo le strade, e anche quando lo facciamo, nelle zone commerciali o industriali, lo facciamo in sicurezza, con il casco e con le protezioni. Siamo appassionati di moto, non scemi». Sa bene anche Massimo però che il rischio c’è, il rischio che dalle esibizioni si passi alle gare, che qualcuno sfidi qualcun altro, che una festa di appassionati di moto prenda una strana deriva. Come, secondo alcuni partecipanti al ritrovo, poteva accadere venerdì scorso. «Venerdì notte è stato un po’ rischioso anche perché no si trattava di una strada chiusa, ma di una strada, se pur poco frequentata, ma aperta. E qualche auto è pure passata.

«Però diteci», attacca Massimo, «diteci voi allora dove ci possiamo trovare, dove possiamo andare per fare quello che ci piace fare. Perché il Comune o la Provincia non pensano a un terreno, uno spazio o qualcosa del genere da attrezzare per permetterci di divertirci in sicurezza?». Nei messaggi che viaggiano veloci da un telefonino all’altro i ragazzi raccontano di aver paura di fare la fine di «quelli di Bergamo» dove raccontano «sono stati multati decine di giovani» e dove un paio di ragazzi sono stati denunciati per aver organizzato delle corse clandestine in un centro commerciale alla periferia della città. «Ma le nostre non sono gare, sono raduni. Qualcuno ci dica se s’è un posto dove possiamo andare senza essere cacciati, e noi ci andremo. Non siamo criminali, abbiamo una passione, e vogliamo solo divertirci un po’».

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