«Il governo ignora i problemi della pesca»

CHIOGGIA. «Questo, da gennaio, lo dobbiamo tenere obbligatoriamente tutti in barca», dice il pescatore mostrando la scatola del medicinale. «Va conservato in frigo», continua, «quindi ho dovuto comprarne uno portatile da tenere in barca sabato e domenica», cioè quando non si pesca e l’impianto di refrigerazione, a motore spento, non funziona. «E sapete a cosa serve?», chiede il pescatore a chi lo ascolta: «Sono iniezioni per donne in gravidanza».
È solo uno dei “paradossi burocratici” denunciati dai pescatori, sabato mattina, al convegno, tenuto in municipio e organizzato dalla Fai Cisl, sulla pesca, in particolare sulla cassa integrazione e sul riconoscimento di questo mestiere come lavoro usurante.
«Se al Ministero non sanno che a bordo dei nostri pescherecci non ci sono donne in gravidanza, si capisce perché da vent’anni chiediamo il riconoscimento del lavoro usurante senza ottenerlo», è il commento finale del pescatore.
E la sua tesi, espressa con argomenti terra-terra, viene confermata da Gessica Rostellato, deputata Pd che, al convegno, ha illustrato la risoluzione sulla pesca, di cui è prima firmataria, presentata in Commissione lavoro lo scorso marzo. «Non ci sono statistiche ufficiali, non ci sono tabelle di malattie professionali e l’Inps e l’Inail ci chiedono, “come facciamo le valutazioni”?».
Ma alcuni dati li cita la stessa Rostellato nella risoluzione: il rischio di infortuni nella pesca è 2,4 volte maggiore della media di tutti i settori industriali della Ue (Fonte Agenzia europea per la sicurezza Eu-Osha) mentre, «secondo l'ultimo rapporto annuale Inail, su 1000 incidenti nel settore, il 98,6% è avvenuto a bordo». «E io», racconta un pescatore, «mi son dovuto operare tutti e due i menischi, ho la schiena distrutta e una spalla che mi fa male».
Insomma, ai tecnici ministeriali sembra mancare la conoscenza diretta di questo lavoro e per questo la Rostellato sta lavorando affinché gli impegni per il governo, contenuti nella risoluzione, diventino argomento di un tavolo di confronto tra le istituzioni e la categoria i cui rappresentanti «devono essere ascoltati», sia in merito alle modalità di lavoro («per i lavori usuranti esiste un fondo quasi inutilizzato»), sia per la cassa integrazione (dal 2017 cesserà quella straordinaria e servirà l’istituzione di quella ordinaria per pagare il fermo pesca) sia in merito alla conservazione del posto di lavoro per i marinai che, causa malattia, non possono imbarcarsi: attualmente, in questi casi, il rapporto di lavoro viene rescisso in automatico.
Diego Degan
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