Dal mega progetto delle terme ai legami con il boss Donadio
caorle
Claudio Casella, l’ex carabiniere del Ros, è da oltre vent’anni che fa l’imprenditore nella zona di Caorle. Prima affittando ai bar macchinette mangiasoldi e poi facendo l’immobiliarista con il sogno di realizzare un villaggio termale a Caorle. È da sempre è molto conosciuto per la grande disponibilità di denaro che mostra di avere quando si mette nelle varie avventure imprenditoriali.
Già prima del 2000 è al centro di un’indagine quando si scopre che sta trattando con dei personaggi di spicco della Regione, il cambiamento della legge regionale sulle terme. Si fa vanto di avere delle registrazioni nelle quali il factotum di un noto assessore gli chiede 330 milioni di vecchie lire per far cambiare la legge. Non se fece nulla.
In alcune circostanze sono stati gli stessi colleghi di Mestre a indagare su di lui e su una parte dei militari di Caorle per comportamenti e connivenze pericolose. Ma si deve aspettare l’inchiesta sulla camorra a Eraclea per definire con certezza i rapporti di Casella con il boss Luciano Donadio. Le indagini sulle attività del clan dei Casalesi e di Luciano Donadio consentono di accendere un faro sul resto del litorale, in particolare su Caorle.
Dalle ordinanze cautelari emergono con chiarezza i rapporti tra Donadio e Claudio Casella, già al centro dell’inchiesta “Aemilia”, dove emergono i rapporti tra lui e i boss della ’ndrangheta. A Caorle come a Eraclea, appaiono evidenti anche i rapporti tra mafia, affari e politica, anche per i legami di Casella, supporter del sindaco Luciano Striuli, che avrebbe favorito la sua elezione. Modalità che richiamano quelle con cui Luciano Donadio ha sostenuto l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre, indagato per voto di scambio.
Claudio Casella frequenta assiduamente Donadio. Come quella volta che lui e il fratello Umberto, il 15 febbraio 2016, vennero intercettati dalle microspie degli inquirenti mentre parlavano con il boss e gli proponevano operazioni finanziarie con dinari iracheni. —
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