Cobas in agitazione: «Serve più personale»

Ieri sciopero di 4 ore dei medici ospedalieri, adesione del 70% ma senza disagi

MESTRE. Tempo di scioperi e proteste sindacali nel settore della sanità. Ieri si sono concentrate numerose proteste. I Cobas veneziani hanno scritto al Prefetto e all’Asl 12 annunciando lo stato di agitazione e richiedendo l’attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione, «considerato il permanere di varie problematiche relative alle situazioni lavorative dei lavoratori del comparto». In particolare, le carenze di organico segnalate dai Cobas Sanità riguardano «il Pronto soccorso dell’Ospedale dell’Angelo, quindi i turni di lavoro e la sicurezza per i dipendenti». Intanto, ieri, si è concretizzato lo sciopero nazionale dei medici ospedalieri e dei veterinari, del personale professionale e di quello amministrativo che rientrano nel servizio sanitario nazionale. Una protesta alla quale ha aderito circa il 70% dei medici, in linea con il dato nazionale, dalle 8 alle 12. Non ci sono però stati particolari disagi, essendo stati garantiti tutti i servizi essenziali. Uno sciopero non fatto per chiedere soldi in busta paga, ma per far fronte a una serie di problemi che attanaglia il settore e che si fa sempre più sentire. Dalla difesa del sistema sanitario nazionale alla stabilizzazione dei precari e alla occupazione dei giovani; dalla riforma della formazione medica pre e post laurea alla necessità di una legge specifica sulla responsabilità professionale. Infine, il diritto a contratti e convenzioni, e il ripristino delle prerogative sindacali. «Con il blocco del turnover e il sovraccarico di lavoro, i medici ospedalieri si trovano in grande difficoltà», sostiene Giovanni Leoni, vicepresidente dell’Ordine veneziano. «Si lavora sempre sotto tensione: ci si sente prigionieri della professione». Roberto Mora, che invece è presidente dell’Ordine veronese aggiunge: «Negli Usa il maggior numero di medici stranieri è rappresentato da quelli italiani, c’è una continua fuga. In Italia aumentano i contenziosi (34 mila l’anno) e ormai denunciare il medico è un business. La medicina difensiva, fatta di esami richiesti per tutelarsi, costa al Paese qualcosa come 13 miliardi di euro l’anno. E assicurarsi contro le richieste di danni è difficile se non impossibile». (s.b.)

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