Bimba di sei anni scivola nel torrente

Combatte tra la vita e la morte una bambina veneziana di sei anni scivolata ieri nel torrente Loschiesuoi a Santa Fosca, località sciistica di Selva di Cadore.
La piccola era scomparsa in tarda mattinata dal campo scuola di fronte alla Baita del Campetto, dove stava giocando. È stata ritrovata riversa nelle acque gelide del torrente dai soccorritori che ne hanno seguito le orme nella neve. La piccola è la nipotina di Maurizio Reberschak, storico veneziano e profondo conoscitore del territorio bellunese e della sua storia, autore di volumi e ricerche sul Vajont.
La cronaca di ieri è frenetica. L’allarme viene lanciato intorno alle 13 dai genitori della piccola che la stanno cercando già da alcuni minuti. La bambina stava giocando nei pressi del campo scuola quando, in circostanze ancora da chiarire, è scomparsa dalla vista dei genitori.
Immediatamente si attivano i soccorsi. Sul posto arrivano i carabineri di Cortina, i vigili del fuoco di Agordo aiutati dai vigili del fuoco volontari di Selva di Cadore, il Soccorso Alpino della Valfiorentina. Sul posto anche i volontari della Croce Bianca di Selva di Cadore, l’auto medica di Agordo e Paolo Fadigà, guardia medica di turno a Caprile. In pochi minuti arriva anche l’elicottero Pelikan di Bressanone che, a differenza di quello bellunese, è riuscito ad avvicinarsi al luogo della tragedia grazie ad una finestra tra le nubi.
Nel frattempo tutto il paese si mobilita. Conoscenti della famiglia cercano anche negli alberghi intorno ai campi scuola tracce della bambina scomparsa. Ma a trovarla sono gli uomini dei vigili e del Soccorso Alpino che, seguendo le orme sulla neve fresca, arrivano al torrente Loschiesuoi, ad alcune centinaia di metri dal luogo della scomparsa. Difficile pensare che la bambina li abbia percorsi tutti a piedi: si ipotizza che possa essere scivolata in una sequenza drammatica.
Il campo scuola ieri era gremito di persone. Ma per mezz’ora tutto si ferma. Il ritrovamento avviene pochi minuti dopo l’inizio delle ricerche che vedono impegnate una ventina di persone. La bambina ha perso conoscenza e le viene immediatamente praticata la rianimazione dal personale del Soccorso Alpino e da quello della Croce Verde. Le sue condizioni appaiono subito gravissime, con un principio di annegamento al quale si somma un assideramento.
I soccorritori assistono la piccola sotto la supervisione della guardia medica fino a che non arriva il Pelikan partito da Bressanone. Riparte immediatamente. Doveva arrivare a Padova o Treviso, si sceglie invece di puntare all’ospedale Santa Chiara di Trento, il più vicino. Lì la bambina entra nel primo pomeriggio con una gravissima ipotermia.
Ieri sera la bambina era ricoverata in rianimazione in fin di vita. Queste le informazioni ufficiali giunte al termine di una giornata frenetica. Per alcune ore la piccola è stata considerata ufficialmente morta da fonti dell’ospedale, al punto che la notizia è stata diffusa da siti e da televisioni. Ma è lo stesso ospedale di Trento a comunicare nella tarda serata che la bambina si trova ancora in prognosi riservata, attaccata alle macchine, in fin di vita.
La notizia getta il paese di Selva nel dramma.
«È un fatto molto grave e doloroso» spiega il sindaco Ivano Dall’Acqua, «un dramma impensabile, il luogo del ritrovamento è distante molti metri dal campo scuola».
In serata si apprende anche la parentela con Maurizio Reberschak.
Lo storico veneziano è infatti profondamente legato all’Agordino, dove ha casa, e considerato parte della comunità. Autore del libro “Il Grande Vajont”, una delle pubblicazioni più approfondite sulla tragedia, condivide la passione per la montagna con la famiglia.
Sono ore di grande apprensione per la sorte della piccola, che lotta tra la vita e la morte. Un dramma che segna la comunità di Santa Fosca nel profondo.
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