Barchini sotto tiro a Venezia: altri 4 sequestri e multe da 229 euro nel fine settimana

Nel mirino il “power lift”, che tiene sollevato il motore fuoribordo e le modifiche allo scafo. La polizia: «Tuteliamo la sicurezza». Proteste e polemiche

VENEZIA. Adesso tocca al “Power lift”. Un pezzo di ferro messo a poppa dei barchini per tenere sollevato il motore fuoribordo. «Pericoloso» secondo la Questura, «e spesso non omologato». Nel week end è proseguita l’attività repressiva e di controllo della Polizia sulle piccole imbarcazioni da diporto. «A tutela della sicurezza», spiega una nota del questore Masciopinto, «mirata a diminuire le velocità nei canali lagunari e dunque la sinistrosità». Una raffica di multe anche da 2800 euro a chi è stato fermato e sorpreso con il motore “potenziato”.

Un tondino di ferro o una centralina elettronica che trasforma la potenza del fuoribordo di ultima generazione da 40 a 60 cavalli. Senza obbligo di patente. Adesso tocca al ferro di poppa, il powerlift. Quattro le barche sequestrate nel week end, multe di 229,5 euro. Per riavere la barca bisognerà rimuovere il meccanismo. Che serve per navigare in secca e per dare maggiore spinta. Ma anche per tenere il “piede” fuori dall’acqua se ormeggiato nei canali e dunque garantirne la conservazione.

Proteste diffuse tra gli interessati e nei cantieri. Un anziano racconta di avere ricevuto una multa da migliaia di euro. «I ragazzi hanno paura, e noi siamo stati per mesi senza lavorare». Pugno di ferro che si applica con l’uso di un elicottero, due volanti, due moto d’acqua e una barca d’altura. Posti di blocco mirati soprattutto ai giovanissimi che conducono i barchini. In un periodo in cui ancora bassa è la percentuale di barconi Gran Turismo e taxi in laguna. Adesso la polizia setaccia i barchini dei residenti e i cantieri. «Sabato abbiamo fermato anche un taxi che procedeva ad alta velocità», continua la nota della Questura. Spiegamento di forze mai visto negli anni recenti, quando frequenti erano le proteste per il moto ondoso e la scarsa sicurezza della navigazione.

Imbarazzo in municipio. «Giusti i controlli e il rispetto delle regole», dicono a Ca’ Farsetti, «forse il metodo poteva essere diverso».

«Perché non avvisare prima dei sequestri?», si chiede il titolare di un cantiere di Castello, «quella norma è lì inapplicata da anni. Bisognava dare un termine e poi scattare con i sequestri».

Contemporaneamente è entrata in vigore anche l’ordinanza della Capitaneria di porto denominata “Acque calme”. Prevede che in laguna si debba andare a bassa velocità. E che il metro per giudicarlo siano gli «spruzzi d’acqua» e le scie provocati dalle imbarcazioni. Divieto anche di «planare». «Anche qui», commentano gli esperti del settore, «un provvedimento che lascia ampia discrezionalità. Senza sapere che le barche lagunari planando fanno meno onde».

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