Avm-Actv, braccio di ferro sui conti in rosso. All'orizzonte nuovi scioperi

VENEZIA. Resta rovente il clima sul fronte Avm e sulla disdetta del contratto integrativo a partire dal prossimo aprile. Da una parte, il fronte sindacale compatto si dice pronto a scendere nuovamente in piazza. Dall’altra, polemiche da parte dell’opposizione per l’esclusione della Cgil dal dibattito di ieri in consiglio comunale nonostante il voto favorevole della conferenza dei capigruppo (sei voti a cinque), il cui esito è stato rovesciato tramite il voto ponderato dalla lista fucsia.
Dopo la fumata nera di martedì all’incontro tra azienda, Comune, assessore regionale e sindacati moderato dal Prefetto Vittorio Zappalorto, tiene banco il braccio di ferro sui conti in rosso (almeno 60 milioni per il 2021) di Avm. Ieri mattina, i rappresentanti dei lavoratori si sono dati appuntamento per una videoconferenza durante la quale è stato fatto il punto della situazione. Resta il no secco, unanime, alla disdetta del contratto integrativo: senza il ritiro della lettera inviata dall’azienda nei giorni scorsi i sindacati non intendono sedersi a nessun tavolo.
«Il turismo ha dimostrato tutte le sue fragilità. Se si vuole salvare questa azienda, serve un passo indietro: la disdetta è irricevibile», spiega Marino De Terlizzi (Cisl). «Il Comune ritiri la lettera, e noi ci siederemo responsabilmente ai tavoli» aggiunge Alberto Cancian (Usb).
«Serve salvaguardare Venezia e i servizi di Avm a prescindere dal turismo. La crisi non si può affrontare solo con tagli in attesa che torni il turismo. Le incapacità dell’amministrazione non si possono scaricare sui lavoratori» le parole di Valter Novembrini (Cgil).
Dello stesso avviso anche Francesco Sambo (Uil), Fernando Lanza (Ugl) e Andrea Naia (Faisa-Cisal). Sul tavolo c’è lo spettro di un nuovo sciopero dopo quello (partecipatissimo) dell’otto febbraio. Non c’è, però, ancora la data che sarà indicata soltanto nei prossimi giorni quando sarà definita la strada da percorrere.
C’è da capire come incastrare le proteste dei sindacati veneziani con altri due precedenti scioperi, già fissati a livello nazionale per il 26 febbraio e l’8marzo. Resta invece il tavolo istituzionale auspicato dal Prefetto e composto da Regione, Comune, Avm e Città metropolitana per chiedere maggiori risorse al trasporto pubblico veneziano, su gomma e acqua.
Al pomeriggio, poi, in consiglio comunale era programmata la discussione di tre mozioni sull’argomento (una di maggioranza e due di opposizione), a distanza di pochi giorni dalla mozione di Montanariello (Pd) approvata all’unanimità in consiglio regionale. La seduta si è aperta con la polemica per l’esclusione della Cgil dalla possibilità di intervenire. Il parere favorevole della capigruppo è stato rovesciato dal voto ponderato utilizzato dai gruppi di maggioranza, motivandolo con l’assenza delle altre sigle sindacali. «Un fatto grave», l’accusa di Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme). «È antidemocratico decidere di escludere chi ha chiesto di intervenire in Consiglio Comunale», l’accusa di Monica Sambo (Pd). —
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