«Appalti di Fincantieri nel mirino della mafia»

MARGHERA. «C’è del marcio dietro lo sfavillante lusso delle grandi navi da crociera che si costruiscono a Marghera?». Dopo aver denunciato, per l’ennesima volta, i licenziamenti ingiustificati e le infiltrazioni della mafia e di altre organizzazioni criminali nella ragnatela del sistema degli appalti nei cantieri di Porto Marghera - dove si costruiscono le navi da crociera - la Fiom Cgil veneziana rilancia.
Ieri il segretario provinciale, Luca Trevisan, ha spedito la lettera con cui chiede un urgente incontro con il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas. Le navi in costruzione nei cantieri navali veneziani sono attualmente due - la gigantesca Costa Diadema, già in fase avanzata di costruzione, e la più piccola Viking Star, di cui si sta saldando lo scafo - e la cassa integrazione per mancanza di ordini navi da costruire sembra un brutto ricordo. Nell’agosto scorso è stato anche firmato l’accordo unitario sugli orari di lavoro, dopo una durissima vertenza che ha messo fine al braccio di ferro con i vertici di Fincantieri. Quello che non cambia - a sentire non solo i sindacati dei lavoratori, ma anche consiglieri comunali che in proposito hanno presentato interrogazioni al sindaco Orsoni - è invece la «crescente illegalità» che prolifera nel sistema degli appalti e subappalti dei lavori di costruzione e allestimento delle gigantesche navi da crociera. Tutto ciò, malgrado nel maggio scorso l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, abbia firmato in Prefettura a Venezia, un “patto” per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore degli appalti, che però sembra aver dato pochi frutti. A Porto Marghera - secondo i dati forniti dalla Fiom - le imprese di appalto sono oltre 500 e gli operai oscillano da 2300 a 3000.
«L’inquietante problema delle infiltrazioni criminali nel sistema degli appalti non è nuovo», spiega il segretario della Fiom, Luca Trevisan, «ma ora è sempre più evidente il sistema voluto dalla dirigenza di Fincantieri per ridurre i costi di produzione, che finisce per cacciare le imprese che rispettano le leggi e i contratti per aprire le porte a imprese che fanno esattamente il contrario. Il valore dei lavori sulle navi dati in appalto è in continuo ribasso e molte imprese terziste che da anni lavorano sulle navi e rispettano la legalità e pagano regolarmente i propri dipendenti non ce la fanno a stare dentro la logica degli appalti al massimo ribasso. Così si fanno avanti imprese con nuove denominazioni sociali che non garantiscono l’occupazione preesistente e scaricano il massimo ribasso sulle condizioni lavorative e i salari di migliaia di operai». Per Trevisan è chiaro il rischio di «infiltrazioni di pezzi di economia illegale e malavitosa negli appalti e nell’indotto di Fincantieri». Già quattro mesi fa, all’indomani dell’arresto a Mestre del figlio di un boss mafioso su odine della magistratura palermitana, la Fiom aveva denunciato lo stesso problema con tanto di nomi delle ditte che sarebbero coinvolte in questa presunta rete di illegalità: «Bensaldo, Sonda, Cos, Wiforce, Due Emme, Fei e altre». Dopo queste denunce della Fiom, in consiglio comunale Beppe Caccia ha presentato un’interrogazione in cui faceva presente che dall’inchiesta dei giudici palermitani «emerge un particolare interessamento di Cosa Nostra per i siti di Fincantieri di Monfalcone e Marghera, come risulterebbe per le principali imprese di coibentazione navale».
Nel dicembre dell’anno scorso un alto dirigente della Fincantieri dello stabilimento di Porto Marghera è stato minacciato con un sms anonimo sul suo cellulare, in quanto responsabile degli appalti in cantiere.
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