Anonymous veneziano smascherato l’hacker

Anonymous, a Venezia. C’è anche un ventottenne di Jesolo tra le quattro persone che da ieri sono agli arresti domiciliari per associazione a delinquere con l’accusa di aver attaccato siti istituzionali e aziendali: i pirati sono finiti nella rete dell’operazione «Tango down» le cui indagini sono iniziate nel 2011, coordinate dalla Procura di Roma.
Ieri mattina i poliziotti del Cnaipic (il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) con il sostegno dei colleghi della polizia postale di Venezia hanno suonato al campanello di casa di Simone Luchetta, 28 anni, laureato in medicina a pieni voti, ritenuto uno dei vertici italiani del gruppo di hacker che si nasconde dietro la maschera di Guy Fakwes del fumetto “V for Vendetta” e non sempre per promuovere gli ideali anarchici e libertari che contraddistinguono il movimento. Lo dimostrano le indagini coordinate dalla procura di Roma, secondo le quali gli hacker indagati offrivano alle vittime dei loro stessi attacchi la propria consulenza informatica, per riparare i danni che loro stessi avevano creato. È anche su questo aspetto che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Perla Lori stanno indagando, per cercare di capire se i quattro agli arresti domiciliari si siano e quanto arricchiti con la loro attività criminale, sfruttando password e dati riservati. Ai domiciliari, oltre allo jesolano, sono finiti un leccese (34 anni), un bolognese (20) e un torininese (25), mentre sono sei le persone denunciate, compreso un veronese di 30 anni.
Perquisizioni anche a Roma e Ancona. Gli agenti della polizia postale, che sono riusciti a infiltrarsi nel gruppo conquistando la fiducia degli hacker, hanno dimostrato gli attacchi a siti istituzionali come la Banca d’Italia, la presidenza del Consiglio dei Ministri, le forze armate e dell’ordine, Equitalia, Enav, Vaticano e molti altri. Tra questi, l’attacco al sito della polizia risale all’ottobre del 2012 e portò alla luce anche alcune e-mail riservate indirizzate a personale della questura di Venezia nelle quali il servizio operativo centrale forniva indicazioni in occasione della visita in città del presidente dell'Interpol Khoo Boon Hui, in Italia per l'Assemblea Generale dell'Interpol in programma a Roma.
Il recente attacco alla Corte d’Appello di Venezia, il cui sito venne oscurato lo scorso 6 maggio, non sarebbe invece oggetto del periodo d’indagine. Tra le società private nel mirino dei pirati informatici risultano invece esserci Trenitalia e l’Enel, oltre che l’Università Luiss di Roma. Gli attacchi venivano compiuti in due modi: violano i siti ottenendo il controllo del data base, e quindi riuscendo a governarli; oppure creando centinaia di contatti, impedendo la navigazione degli utenti.
Secondo quanto verificato dagli agenti delle postale i quattro agivano coordinando gli interventi, e lo jesolano avrebbe giocato un ruolo importante negli attacchi da sferrare.
Nella sua casa, dove vive con i genitori, gli è stato sequestrato svariato materiale informatico come pennette usb, computer portatili, dvd e memorie esterne. La notizia dell’arresto dei quattro hacker ha già provocato la ribellione della galassia hacker italiana e non solo: per i quattro è stato attivato anche un link internazionale per la donazione di soldi per il supporto legale. Sui social network è nato da ieri mattina l’hashtag #Freeanons all’insegna del motto: «Non si può arrestare un’idea».
Molti gli utenti che ritengono ingiusta l’accusa nei confronti degli esponenti che agivano all’ombra di Anonymous. Il giovane jesolano - secondo quanto verificato dall’indagine - non sarebbe collegato a qualche specifico pianeta antagonista. Due anni fa era già finito nei guai - con l’obbligo di firma tre volte a settimana - per aver architetto, con la complicità dei genitori, una truffa ai danni della sanità attraverso ricette false, con ricettari scaricati in alta definizione da siti specializzati, per l’acquisto di farmaci contenenti oppiacei da poter rivendere ai tossicodipendenti. Già in quell’occasione era emersa la dimestichezza del ragazzo con i sistemi informatici, con alle spalle già alcune denunce per truffa.
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