Venticinque anni di gol Emil Zubin ora dice stop

TRIESTE . Uno degli attaccanti più prolifici, amati e al tempo stesso temuti sui campi dalla serie D alla C, ha detto stop. Emil Zubin si ritira. Una scelta dettata da motivi familiari, un passo indietro anteponendo, dopo 25 anni di onorata carriera, gli affetti allo sport. L’ultima divisa è stata quella del Primorje, squadra di Prosecco (Promozione - Friuli Venezia Giulia). Ora, però, da uomo saggio e di grande educazione quale è sempre stato, a 40 anni volta pagina. «Chiusa la parentesi di Rovigo nella passata stagione, ho scelto di scendere in Promozione friulana per avvicinarmi a casa, abitando la mia famiglia a Verteneglio, vicino Umago, in Croazia» spiega Zubin, «a dicembre i dirigenti mi hanno anche aiutato trovandomi un lavoro come magazziniere in una ditta di spedizioni. Purtroppo sono sopraggiunti dei problemi di famiglia, e ho deciso inevitabilmente di restare vicino a moglie, figli e parenti, che in questi anni hanno sempre avuto grande pazienza per i miei impegni sportivi».
Cosa farà adesso? «Starò prima di tutto vicino alla famiglia, al massimo potrei pensare di giocare a livello amatoriale con gli amici, perché per me il calcio serio è finito».
Bilancio della carriera?
«Sono contento di ciò che ho fatto. Sono partito da casa a 14 anni, da solo, trovando ospitalità da uno zio in Italia. Il mio sogno era quello di diventare calciatore e, senza conoscere nessuno, ho fatto un provino a Palmanova in serie D. È andato bene e sono rimasto lì. Poi è seguita tutta la trafila dalla Pro Gorizia e fino al Rovigo di pochi mesi fa».
Anni duri nella Serie C e Lega Pro di quel tempo.
«Molto più difficili. Giocavi con gente di grande livello, penso al solo Igor Protti ma anche a molti altri. Ora con le regole dei giovani non se ne verrà mai fuori. Il livello è sceso tantissimo. Una volta c’erano giocatori veri, adesso c’è perfino chi paga di tasca propria pur di arrivare e avere un posto in prima squadra».
Una posizione critica...
«Ma certo, sono cose che si sanno nell’ambiente, però non ne parla mai nessuno. Se avessi dieci anni di meno, con le mie caratteristiche, probabilmente sarei in B o in A. Se l’Italia è fuori dal mondiale un motivo c’è, è dalla base che è tutto sbagliato. Prima giocava chi era bravo, ora ci sono troppi giochetti fatti da procuratori senza scrupoli. I giovani senza qualità tolgono posto a chi è più esperto e ci sa fare, e poi ci si chiede perché le società spariscono non avendo soldi. Soprattutto a livello di settori giovanili è un disastro».
Avrebbe visto bene Tommasi a capo della Figc?
«Ovviamente, sposo in pieno quanto ha detto e voleva fare. Ma Tommasi non se lo fila nessuno, perché devono andare avanti certi personaggi e politici attaccati alla poltrona e che non c’entrano nulla con il calcio. Tommasi avrebbe portato dentro al sistema gente fresca con idee nuove. Gli altri cosa hanno combinato? Ci facciamo ridere dietro da anni».
Gli anni con il Venezia...
«Due stagioni ricche di bellissimi ricordi, e ci torno sempre volentieri, ho tanti amici, sicuramente l’anno con campionato vinto e scudetto è stato fantastico. Il mio rammarico è stato quello di non poterci restare in Lega Pro, ma non è stata una mia scelta. Non sono andato via per altri motivi».
Poteva tornare due anni fa?
«Sì, con Perinetti siamo stati vicini all’accordo. Mi voleva Favaretto, ma poi è stato esonerato ed è arrivato Favarin. Sarei tornato di corsa».
E quel gol con la maglia del Monfalcone al Penzo?
«Mamma mia, quello del momentaneo pareggio, roba che precludo la vittoria del campionato al Venezia. Segnare è il mio lavoro, cosa potevo fare? Ma i tifosi del Venezia lo hanno capito e i cori che mi hanno rivolto in quel momento mi hanno commosso».
Il gol più bello?
«Come dice sempre Pippo Inzaghi, è sempre quello successivo. Ora non ne farò altri, quindi il primo, in Lega Pro a Lumezzane, il 4-0 segnato al Siena».
Simone Bianchi
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