Quando Mazzola e Rivera giocavano a Mestre

Un libro di Giorgio Velli, tra nostalgia e ironia, ripercorre la storia e i successi del Subbuteo in città

MESTRE. Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Johann Cruijff. Calcio d’altri tempi, , tre nomi che evocano imprese e gesta di livello mondiale legate agli Sessanta e Settanta. E con loro in quegli anni in Europa giocavano anche Franz Beckenbauer, Gerd Muller, George Best, Gigi Riva e chi più ne ha più ne metta.

E adesso, a decenni di distanza, scopriamo che a quanto pare i primi tre in elenco hanno giocato a Mestre, sotto la torre. Pallone d’oro Rivera nel 1969, pallone d’oro per tre volte Cruijff nel 1971, 72 e 73 e vice pallone d’oro Mazzola nel 1971. Grandissimi campioni che nel libro intitolato “Rivera, Mazzola, Cruijff giocavano a Mestre”, scritto dal mestrino doc Giorgio Velli, sono i protagonisti di una realtà sportiva originale. «Il perché è presto detto» spiega lo stesso Velli, già ideatore anni fa della kermesse ciclistica “Il chilometro del corso” e allenatore di calcio per il settore giovanile - «in questo libro si narra la storia del Subbuteo mestrino, il gioco del calcio “a dito” del quale la città di Mestre per anni è stata ai vertici nazionali e anche mondiali. Un gioco che proprio negli Settanta raggiunse il momento di massimo splendore e noi mestrini potevamo contare su un gruppo di giocatori veramente eccellenti. Dalla classica pista Policar con le automobiline il passaggio al panno verde dettato dalla grande passione calcistica fu breve. Dal campetto di calcio polveroso di via Cecchini dove con la mia squadra Folgore assieme ai ragazzi di viale Garibaldi sfidavamo chiunque, siamo passati, come si suol dire, “dietro la scrivania”. Ovvero abbiamo iniziato una lunga avventura con il Subbuteo. All’inizio eravamo io e Vittorio Nencioni, lui interista e io milanista. Era proprio come un derby in punta di dito. Ci allenavamo tutti i giorni al punto da diventare fortissimi. In grado di sfidare i "maestri" genovesi da dove era partito questo gioco. Nel mio immaginario lui era Mazzola veloce nel gioco, scattante e io Rivera più riflessivo e dotato di colpi di genio. Poi arrivò Edoardo Bellotto, bravissimo a giocare a calcio, ma elegante in tutti gli sport praticati. Divenne in breve tempo il numero uno in Italia del Subbuteo vincendo due titoli tricolori e andando a rappresentare l’Italia in una sfida contro l’Inghilterra. Col tempo arrivò anche Nicola Di Lernia (un titolo italiano anche per lui). Praticamente a metà anni settanta il Subbuteo era sinonimo di Mestre. Alternavamo questa autentica passione alle partite domenicali della nostra amata Mestrina, dove io ero sempre in curva con la più grande bandiera arancione». Una bandiera che sembra tornata in alto come nei tempi di Tiengo, Rama, Bardella ecc...e a fare goal ci pensa Grigoletti...

Valter Esposito

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