Portantiolo, l’ottantenne che vola ancora sugli sci

Il personaggio. Intervista al veneziano, portacolori del Club Serenissima, veneziano purosangue. Da dicembre, si trasferisce al campeggio Cadore in Val Fiorentina per allenarsi e preparare le gare

VENEZIA. Alla soglia degli 80 anni Giorgio Portantiolo, il più anziano sciatore della provincia, che ancora gareggia, potrebbe trascorrere le giornate sul classico divano di casa con la moglie Sandra o con gli splendidi nipoti Matteo, Andrea e Rachele.

Invece il più vecchio socio dello Sci Club Serenissima trascorre la gran parte delle giornate invernali ad allenarsi sui paletti dello slalom gigante. Portantiolo, veneziano purosangue, a partire da dicembre, si trasferisce al campeggio Cadore in Val Fiorentina per allenarsi e preparare le gare della categoria master B10 di slalom gigante.

«Potrei andare ad abitare nella casa di mio figlio Piero», esordisce Giorgio Portantiolo, «ma preferisco l’atmosfera del campeggio: qui sono in compagnia degli amici e ho anche il mio personale laboratorio dove preparo le mie quattro paia di sci. L’atmosfera della montagna è unica e mi permette di praticare una disciplina all’aria aperta».

Sua moglie la segue o rimane a Venezia?

«No, mia moglie Sandra patisce il freddo e preferisce restare a Venezia. Io, comunque, non è che stia quattro mesi consecutivamente in Val Fiorentina. Al lunedì mattina, terminate le gare della domenica, ritorno in città, dove mi trattengo fino al mercoledì quando riprendo gli allenamenti in quota».

Un’attività frenetica degna di un ventenne più che di una persona anziana e non si offenda, la prego.

«Sicuramente, ma io mi sento ancora in piena forma. Nei mesi durante i quali non pratico lo sci vado in palestra tre volte alla settimana a fare potenziamento muscolare. Finchè il corpo me lo permetterà continuerò a fare attività fisica. Lo sci è la disciplina che prediligo, ma ho praticato la vela e, per oltre 40 anni, anche il tennis. Sono stato costretto successivamente ad abbandonare entrambe le discipline. la vela perché non ho mai trovato un posto barca e il tennis perché ho avuto problemi a un ginocchio».

Con lo sci, invece, riesce a mascherare gli acciacchi dell’età?

«A 79 anni ho un’autonomia di tre ore al giorno: cosa dite non mi sembra poi tanto male... Ecco, rispetto a dieci, vent’anni fa, disputo le gare che mi piacciono di più, quando è bel tempo e non nevica sulle piste».

È riuscito a fare un conteggio delle gare finora disputate?

«Facendo la media di, quand’ero più giovane e fino al 2010 ne disputavo dieci-quindici all’anno e ora cinque, direi che sono oltre 400».

Quali sono stati i suoi migliori piazzamenti?

«Sono stato campione veneto nella categoria pionieri B2, senza contare i numerosi titoli provinciali e il sesto posto al al campionato italiano ferrovieri di discesa libera. Ricordo anche i 139 punti del 2007 nella lista punti della Fisi, un traguardo davvero importante».

Da dove parte l’amore per lo sci?

«Mi sono innamorato dello sci nel 1956, a 19 anni, assistendo all’epica impresa dell’austriaco Toni Sailer, capace di vincere alle Olimpiadi di Cortina le prove di libera, speciale e gigante. L’infatuazione è aumentata quando ho fatto il militare in Alto Adige, a Vipiteno. A 23 anni, facendo parte del Dlf Fortezza, ho disputato numerose gare, compreso il campionato italiano, a Bardonecchia, in tutte e tre le discipline. Successivamente, nel 1966, mi sono iscritto allo Sci Club Serenissima, società che ha appena festeggiato i 50 anni dalla fondazione. Lo sci, come avrete capito, è la mia seconda pelle».

Davide Vatrella

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