Il Cus Venezia compie 70 anni Zanotto: «Con trionfi e ricordi teniamo viva la nostra città»

VENEZIA. Buon compleanno Cus Venezia, cifra tonda e passione invariata. In una gremita aula magna dello Iuav, scorrono i settanta anni di storia dell’ente sportivo universitario. “Una volta Cussini, Cussini per sempre”, il presidente Massimo Zanotto dà il via alla cerimonia.
«Due dati significativi: tremila persone che lavorano con noi, 842 ragazzi tra i cinque e i vent’anni. Quando sento parlare di una Venezia che muore, penso a questi giovani e al loro bisogno di avere adeguate opportunità sportive».
Una missione volontaria che il Cus porta avanti dal dopoguerra, quando era ancora più difficile. «Lo sport all’epoca veniva associato all’ideologia fascista», spiega Piero Rosa Salva, storico presidente dal 1971 al 1980. «In questo senso le Università hanno contribuito a superare le diffidenze promuovendo nuovi valori condivisi. E a Venezia non siamo stati da meno».
Ricordi in bianco e nero, rispolverati anche dall’assessore alle Politiche Educative Paolo Romor: «Ho in mente una bellissima fotografia di fine anni ’70, un torneo internazionale di pallavolo in campo San Giacomo dell’Orio. Questo è il Cus: promuovere lo sport a Venezia e permettere di praticarlo». E puntuale, dalla sezione volley esclamano sul palco: «Io c’ero! Tra i primi matti a giocare sui “masegni”, con le signore che chiudevano le imposte per evitare le pallonate in casa».
Storie di una città che fu. «Una volta sulla pista del Penzo corse anche Pietro Mennea», ricordano le sezioni rugby e atletica. «Poi è arrivato il calcio, e quelle tribune in tubi innocenti che hanno scalzato i nostri sport dallo stadio», tuona Maurizio Duse della Fidal. «Erano stati tempi di grande fermento sportivo: vi ricordate la Reyer alla Misericordia? Ci si entrava quasi in punta di piedi, per rispetto di quella magnifica aula affrescata».
E i campionati nazionali universitari che ancora la facevano da padrone quando la squadra si spostò all’Arsenale: nella finale vinta contro Trieste nel 1982, la formazione del Cus presentava ben cinque reyerini al via che solo l’anno prima giocavano con Dalipagic e Haywood.. «L’unico premio che avevamo chiesto, era di tenerci la divisa in casa di vittoria», rivela il capitano della spedizione Stefano Gorghetto. «Tanti di noi erano professionisti, ma con spirito moralmente adeguato». Si susseguono le premiazioni degli alunni, ma non solo: suscita particolare commozione quella in memoria di Luca Miani, storica firma del Gazzettino. Poi la sintesi della cerimonia nelle parole dell’ex mezzofondista olimpica Gabriella Dorio: «Oggi ci accorgiamo che la passione verso lo sport porta passione verso la vita: quindi ragazzi, muoviamoci!».
Il Cus ride, applaude e festeggia i suoi 70 anni. Con la speranza di ritrovarsi per festeggiare tanti altri compleanni. —
Francesco Gottardi
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