Compagno: «Così ho vinto il Mondiale»

Kick boxing. Giulia, che lavora in pizzeria con i genitori, spiega i suoi segreti: «Terrin è un allenatore preparatissimo»
Di Giacomo Piran

CAMPONOGARA. «La passione per questo meraviglioso sport nasce nel 1993, ero affascinata dalla serie televisiva Power Rangers e sognavo di diventare il sesto componente del gruppo».

Sorride Giulia Compagno, 27 anni campionessa del mondo di kick boxing nella specialità kick light, quando ricorda il curioso motivo curioso che l'ha spinta ad avvicinarsi a questo sport. «Mia mamma mi accompagnò il 15 gennaio 1993 nella palestra del maestro Luca Terrin», racconta Giulia, «il maestro mi affiancò a un allievo più grande, Alessio Marini, e, dopo alcuni mesi di allenamento, arrivò la tanto desiderata cintura gialla. Ancora adesso sono seguita da Luca Terrin, che vanta oltre 30 anni di esperienza, e mi alleno nella palestra Europ Center One di Camponogara».

Tra un titolo italiano e la vittoria di un torneo, Giulia si diploma perito informatico all'istituto Zuccante di Mestre, si laurea in scienze infermieristiche e il mese scorso completa il corso di amministratore di condominio. Giulia, però, ha deciso di lavorare assieme ai genitori Giuliano e Renza che gestiscono la pizzeria “La Mimosa” a Calcroci. «Faccio un po' di tutto, dalle pizze al servizio», spiega Giulia, «devo ringraziare i miei genitori che mi lasciano il tempo per allenarmi. Ho dedicato una pizza a ognuno dei miei allenatori e istruttori della palestra». I genitori hanno sempre supportato Giulia nella sua passione per il kick boxing. «Mia madre raramente assiste alle gare, però assieme a mio papà sono i miei primi tifosi e mi sostengono sempre». Anche le amiche hanno sempre aiutato Giulia in questi anni di allenamenti e sacrifici. «Ho amiche che frequentano la palestra e altre che non praticano il kick boxing. Tutte mi hanno sempre appoggiato e spronato ad andare avanti. Quando possono vengono ad assistere alle gare e a fare il tifo per me». Come molti atleti anche Giulia ha i suoi portafortuna e riti scaramantici. «Porto sempre i miei troll portafortuna, i braccialetti e santini che mi regalano. Inoltre uso delle fascette sottoguanti sempre dello stesso colore. Sulla mano destra metto quella verde che è il mio colore preferito, mentre sulla sinistra uso quella viola per sfatare il detto che porta sfortuna. Poi ho vinto gli europei con un vecchio caschetto bianco, e da allora uso sempre quello nelle gare».

Durante il mondiale di Antalya in Turchia, Giulia è stata “accompagnata” da tre frasi che l'hanno motivata: “Mente e cervello un modo diverso di percepire il mondo” e “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso” di Nelson Mandela. «La terza non l'ha cito perché la terrò per sempre nel cuore». Giulia svolge numerose sedute di allenamento, la mattina con attività aerobica, slow fit e pesi mentre la sera tocca all'attività tecnica. «La preparazione si basa su quattro punti», spiega il maestro Luca Terrin, «preparazione atletica, tecnica, parte motivazionale e alimentazione». Giulia Compagno ha le idee chiare: «Mi vedo ancora come atleta, poi mi piacerebbe insegnare kick boxing e lavorare nella pizzeria dei miei genitori. Da gennaio terrò un corso mattutino di kick boxing».

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