Il virus resta sul litorale: nuovi casi di Covid-19 a Jesolo

Una nigeriana 37enne ricoverata a Padova e un migrante asintomatico nella sede della Croce Rossa. Decine di tamponi
COLUCCI- DINO TOMMASELLA - JESOLO - LA CROCE ROSSA CON LA AGENTI DI POLIZIA E IMIGRANTI CHE GIOCANO AL PALLONE
COLUCCI- DINO TOMMASELLA - JESOLO - LA CROCE ROSSA CON LA AGENTI DI POLIZIA E IMIGRANTI CHE GIOCANO AL PALLONE

JESOLO. Altri due casi di contagio da coronavirus a Jesolo, tra lido e centro storico: uno è alla Croce Rossa di via Levantina, dove sono accolti i 120 migranti. Entrambi sono stranieri. Oltre all’immigrato alla sede Cri di Jesolo, anche una donna nigeriana di 37 anni, che vive da sola a Jesolo Paese e adesso è ricoverata all’ospedale di Padova in quanto sintomatica, seppure non in gravi condizioni.

Ora la Croce Rossa è sempre più blindata, tamponi a tutto il personale e migranti, con mascherine e igienizzazione costante, oltre al controllo delle distanze interpersonali. Misurata tre volte al giorno la temperatura a tutti gli ospiti.

Il caso alla Croce Rossa è piuttosto strano. Si tratta di un immigrato centroafricano che doveva essere operato a una gamba e prima dell’intervento è stato sottoposto a vari tamponi, l’ultimo dei quali è risultato positivo. Non è certo se sia un caso di coronavirus e vi sono sospetti che possa trattarsi di un così detto “falso positivo”. Nel dubbio, sono in ogni caso scattate tutte le misure di sicurezza, con isolamento dell’uomo, controllo di tutti i contatti, tamponi e test per personale e migranti.

Non sono emersi finora altri contagi. Il caso della donna di Jesolo, nigeriana che lavora sul litorale e vive da sola, è stato accertato per i sintomi quali febbre e tosse. Fatto il tampone e accertato il virus, è stata trasferita all'ospedale di Padova dove è ricoverata sotto osservazione. Anche in questo caso sono stati esaminati i contatti che ha avuto, a quanto pare piuttosto limitati.

Nessuna novità, poi, all’interno della comunità bengalese, in isolamento tra Jesolo e Cavallino-Treporti. Restano confermati i sette casi a Jesolo lido e il singolo caso a Cavallino Treporti. Una decina abbondante di questi bengalesi sono in isolamento fiduciario e sotto controllo da parte dell’Usl 4 e degli agenti della Polizia locale. I controlli sono serrati, bisogna prestare molta attenzione nel caso di una comunità che vive e lavora sul litorale, a stretto contatto, in appartamenti spesso affollati. Bisogna anche accertare se prima dei tamponi avessero avuto contatti nella città balneare.

I cittadini del Bangladesh erano giunti a Jesolo il 27 giugno da Roma, dove era atterrato un volo da Dacca, con un contagiato a bordo. Dalla Capitale erano arrivati in 10 sul litorale per lavorare durante la stagione, segnalati in breve tempo da Roma all’Usl 4, che si è precipitata a contattarli per i tamponi dai quali sono risultati, finora, gli otto casi di contagio.

Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, ha invitato la comunità a non abbandonarsi alla paura e alle tensioni, consigliando piuttosto di imparare e convivere, con la possibilità che si verifichino dei casi anche nel corso della stagione estiva che, come è avvenuto, saranno però subito individuati e isolati grazie al personale dell’Usl e delle forze di polizia. L’Usl 4 sta pensando adesso a una struttura ricettiva lontana da Jesolo in cui accogliere eventuali altri contagi che siano individuati sul litorale, per evitare che il virus si diffonda. L’ accordo sarà con la Protezione civile di Venezia.

L’ex hotel Continental di San Donà ha già dato la sua disponibilità tra le strutture alberghiere del Veneziano, suscitando la reazione di Fratelli d’Italia, con il consigliere comunale Massimiliano Rizzello pronto ad alzare le barricate. 

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