Cibo giapponese, scoppia la maniaIn pochi mesi aperti 6 ristoranti

Sushi e non solo: i clienti attirati da prezzi bassi e porzioni abbondanti
Dilaga anche a Mestre la passione per il cibo giapponese. Con qualche anno di ritardo rispetto ad altre città come Padova o Treviso, anche da noi è scoppiata e si sta sempre più diffondendo in questi ultimi due anni la sushi-mania. Tra il 2008 e il 2009 solo a Mestre 6 aperture.

Tre ristoranti giapponesi e tre sushi-wok: i primi propongono piatti tipici della cucina nipponica (sushi, sashimi, uramaki a volontà in tutte le variazioni e tempura), i secondi invece abbinano ai piatti prettamente giapponesi la cucina cinese, cui è abituato da anni il palato nostrano, aggiungendo carne pesce e verdure cotte con il wok, la tipica pentola giapponese sulla qualche si salta il cibo scelto ed esposto in vetrina, per condirlo con salse piccanti, agrodolci o salsa di ostriche.


E a quanto pare, i mestrini - giovani e meno giovani - non si tirano certo indietro. La clientela è varia: dalle comitive di ragazzi che non vogliono spendere tanto ai signori di mezza età. A colonizzare Mestre per primo è stato il sushi wok che si trova all’incrocio tra viale Ancona e via Torino, dove si sono affrettati ad accalcarsi orde di mestrini decisi a provare qualche cosa di veloce ed allo stesso tempo diverso da una pizza o un kebab. Self service, cibo a volontà, prezzo fisso: di sera 16,90 euro, di giorno 9,90. Per questo in tanti hanno eletto il sushi-wok a locale ideale per la pausa pranzo. Si possono prendere quante portate si vogliono, mangiare un mix di gamberi, verdure e carne cotti nel wok, oppure assaggiare il sushi. Le bibite sono a parte.


Lo scorso inverno, esattamente di fronte ad Obi, in via don Tosatto, ha aperto il «sushi wok 008». Anche in questo caso menù a prezzo fisso, 10,90 euro a pranzo, 15,90 a cena. Buffet a volontà, sta scritto sulla porta d’ingresso. Si accettano buoni pasto. C’è lo sconto del 50 per cento per i bambini dai 4 agli 8 anni. I proprietari sono tutti cinesi. La differenza la fa il cuoco, nella maggior parte dei casi giapponese. A distanza di pochi mesi, ad inizio estate, ancora due aperture a poche centinaia di metri. Al piano superiore dello stabile che ospita Decatholon, in via Zandonai, aprono il «sushi wok oriental break» e il ristorante giapponese Teppaniaki, ultimo in ordine temporale. All’entrata si trova un giardinetto in stile con cascata a muro e tartarughe; salendo si ha la possibilità di scegliere tra il sushi wok (10,90 euro a pranzo e 16,90 a cena) e il ristorante, con cuoco giapponese che salta e cuoce il pesce davanti ai clienti (provare per credere). In piazza Barche, zona super centrale, è invece sbarcato il giapponese «Nami Zhao», anche in questo caso gestito da cinesi.


Prezzi abbordabili, vari tipi di menù (sushi e sashimi), per pranzo e per cena, arredamento molto particolare, con tanto di rivestimento delle sedie leopardato e canne di bambù in vetrina per attirare i passanti. L’ultima frontiera del cibo giapponese a Mestre è rappresentata da «Naru», che ha aperto da tre mesi in via Trento, poco dopo la stazione. La gestione è coreana, le varie specialità vengono servite nel «bento», il tipico vassoio con lo spazio per le pietanze. Naru fa pure asporto. «Il nostro sushi è talmente buono - spiega un dipendente - che vengono pure giapponesi da Venezia perché ne hanno sentito parlare bene. La gente si sta abituando: vengono, curiosano, portano a casa». E se non bastasse, al Pes.co di Tessera si può assaggiare il sushi del noto ristorante YU di Treviso, comodamente seduti nel giardino esterno del locale in mezzo alle piante tropicali.

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