Asl 12, flop per la pillola abortiva

In due mesi sono state solo quattro le richieste. E in un caso ha pure fallito l'obiettivo
Alcune confezioni del farmaco Ru486 noto come pillola abortiva
Alcune confezioni del farmaco Ru486 noto come pillola abortiva
VENEZIA.
Tanto agognata da una parte come la via meno traumatica alla (pur sempre tragica) interruzione di gravidanza; tanto osteggiata dall'altra con lo spauracchio che diventasse una sorta di aspirina per liberarsi di un figlio non voluto. Sull'introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486, nel marzo scorso e nei primi giorni di aprile, si erano fatte le barricate. Tanto rumore per nulla.


La via farmacologica all'aborto, per il momento, si è rivelata decisamente minoritaria, per non dire quasi inesistente. Dal 10 aprile scorso, quando la pillola Ru486 per l'aborto farmacologico è stata disponibile nella farmacia ospedaliera dell'Asl 12, ad oggi, le richieste di interruzione di gravidanza con questa metodica sono state solamente quattro: tre all'ospedale civile di Venezia e una all'ospedale dell'Angelo di Mestre.


Le quattro donne - di cui due straniere - come prevede la disposizione della Regione Veneto, a tutela della salute della donna stessa, sono state ricoverate per tre giorni in ospedale. L'età media delle donne che hanno chiesto di avvalersi della pillola abortiva è di 26 anni: la più giovane ne aveva 21 e la più «anziana» 33.


In uno dei quattro casi trattati dall'Asl 12 la pillola ha fallito il proprio obiettivo. Il previsto distacco del tessuto embrionale non c'è stato per cui è stato necessario ricorrere all'intervento chirurgico. La percentuale di successo di questa metodica, infatti, è elevata (95 per cento dei casi), ma non garantita al 100 per cento.


Se questo trend sarà confermato nei prossimi mesi saranno scongiurati i timori di chi, a partire dal presidente regionale Luca Zaia, temeva la commercializzazione della Ru486 perchè rischia di «banalizzare l'aborto e deresponsabilizzare i più giovani». E, dall'altro lato, saranno confermate le posizioni di chi, come la consigliera provinciale Elena Carradori (Rifondazione comunista), prima firmataria di un ordine del giorno poi approvato a maggioranza a Ca' Corner, sosteneva che «la pillola abortiva non è un incentivo all'aborto, ma solo una pratica per l'aborto. Una pratica che limita la sofferenza fisica e psichica della donna», ma che non inciderebbe nella drammatica scelta (già avvenuta) che si trova a compiere la donna che decide di interrompere la gravidanza.


Nel 2009 nei due ospedali dell'Asl 12 le interruzioni di gravidanza con il tradizionale metodo chirurgico sono state 674. La maggioranza (432) è stata effettuata a Mestre; 242 a Venezia. La media degli interventi è di 20 al mese all'ospedale civile e 36 all'ospedale dell'Angelo.


Anche nelle regioni, come l'Emilia Romagna, in cui la Ru486 è stata accolta con particolare favore (e dove l'intervento si pratica in day hospital e la donna non è costretta a stare tre giorni in ospedale) non si è registrata alcuna variazione significativa nel numero di aborti praticati. Più che la pillola, dunque, a incidere sul numero di interruzioni volontarie di gravidanza potrebbe essere la presenza o meno di ginecologi non obiettori di coscienza, autentiche mosche bianche spesso più per opportunismo che per convinzione.
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