Wind-Tre, tagli e trasferimenti: corteo di protesta dei lavoratori

MESTRE. Prima un presidio davanti alla sede di via Torino, poi il corteo fino alla rotonda di Corso del Popolo, dove hanno rallentato il traffico. Giovedì mattina è andata in scena la protesta dei lavoratori Wind-Tre contro i trasferimenti e le esternalizzazioni annunciati dalla compagnia delle telecomunicazioni, che punta a mantenere i prezzi più bassi degli altri operatori con un risvolto, però, che ai dipendenti non piace, ossia il taglio del costo del “capitale umano”. Sotto la pioggia, con gli striscioni da una parte e l’ombrello per ripararsi dall’altra, circa cento persone deluse e arrabbiate.

Un a manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Al corteo ha preso parte anche una delegazione di Vodafone, solidale con i lavoratori della compagnia concorrente. «Mai come oggi tutti abbiamo un cellulare in mano e senza non possiamo fare nulla», spiega Nicola Romanato, segretario Slc Venezia, «eppure mai come oggi siamo in difficoltà, tanto che oramai in alcuni uffici i tecnici non hanno neanche una postazione per sé, ma a rotazione una su quattro. Possibile? E’ evidente che c’è un cortocircuito». Solo a Mestre, dove si trova il quartier generale dell’area veneta, lavorano in 180 tra via Torino e via Brunacci. Poi ci sono i tecnici sparsi nel Triveneto.
«Più che licenziamenti l’azienda usa un’altra tecnica», chiarisce il sindacalista «dopo la fusione c’erano un numero di addetti, ma in due anni sono stati ridotti prima mediante l’esternalizzazione dei call center e poi con uscite incentivate. C’è un progetto che prevede di vendere i data-center - in questo caso ci sono lavoratori che escono in modo coatto - e poi c’è la vendita di torri con altrettanti dipendenti che non avranno il lavoro: una cessione a tutti gli effetti. Quel che è peggio, è che non ci sono rassicurazioni e per effetto domino man mano che l’azienda cede pezzi, tutta la struttura di supporto, ossia amministrativi e staff, viene meno. L’azienda sta diventando virtuale, un po’ come è oggi Iliad che sta stravolgendo il modo di vendere (3 milioni di utenti e 100 lavoratori) e nel frattempo noi cediamo parti di rete come avvenuto con Telecom». «
Lo sposalizio tra Wind e Tre avrebbe dovuto portare stabilità nel mercato dopo anni di guerre sulle tariffe», continua il segretario Slc Venezia, «ma così non è stato a causa della forzatura europea che ha voluto Iliad. Certamente il nuovo operatore ha sconquassato il mercato delle telecomunicazioni ma per Wind Tre il problema rimane il peccato originale, ovvero un debito di 10 miliardi che si trascina ormai da 13 anni». E ancora: «Le preoccupazioni dei lavoratori sono le stesse che al tempo attanagliarono Telecom dopo la privatizzazione, e cioè una lenta e progressiva vendita di parti d’azienda per poter fare cassa, con il rischio di trovarsi a distanza di anni con un debito importante ma con un’azienda spoglia». —
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