Voto ai sedicenni? No, grazie: lo scetticismo dei ragazzi di Venezia

VENEZIA. Portare a 16 anni l’età minima per recarsi alle urne è «sbagliato». A dirlo non sono l’esercito di pensionati che guarda con sospetto alla maturità delle giovani generazioni, ma gli stessi diretti interessati. In questi giorni, dopo la proposta dell’ex premier Enrico Letta, si è discusso a lungo della possibilità di estendere il diritto di voto ai sedicenni. Abbiamo sentito alcuni di loro, ricavandone l’impressione che siano loro stessi ad avere timore di questa responsabilità.
Al giro di boa dell’adolescenza, infatti, la maggior parte non crede di avere ancora gli strumenti necessari per partecipare all’elettorato attivo.

«Io mi interesso di attualità e mi sentirei pronto, ma la maggior parte dei miei coetanei si farebbe influenzare dal personaggio politico più carismatico degli altri» osserva Nicholas Lanza, veneziano di 17 anni. Ed è la non autonomia di pensiero a spaventare anche gli adulti che lavorano con i ragazzi. «Penso che sarebbe poco ponderato abbassare l’età del voto ai 16 anni» sostiene Giovanna Diana, vicepreside del Polo tecnico professionale di Venezia. «Temo che in molti voterebbero sulla base del suggerimento di un amico, per la suggestione di un nome o di un simbolo, più che dopo aver studiato con attenzione i programmi».
D’altro canto, le eccezioni esistono: i 16enni che, affacciandosi all’età adulta, impazienti, desiderano “completare” la loro maturazione, con la possibilità di contribuire con le loro decisioni all’indirizzo del Paese. Sufficientemente adulti per andare a lavorare e guidare il motorino, ma ancora “bambini” nel seggio elettorale: una disparità di trattamento che questi giovani non capiscono e non accettano. Per questo hanno accolto con favore la proposta di Enrico Letta, che già ha ricevuto il plauso di buona parte del panorama politico attuale: Conte, Di Maio, Zingaretti e Salvini.
Ma i ragazzi vanno oltre e si interrogano anche sul perché di questa sfida. «Greta Thunberg ha 16 anni: penso che tutto questo sia nato su questa scia» sostiene la noalese Agnese Danieli, che compirà 16 anni a gennaio. «Tra pochi mesi potrei essere chiamata alle urne. Non mi sento pronta». Un pensiero condiviso da molti dei suoi coetanei.
ANNA FASOLO: "NON FATE CAMPAGNA ELETTORALE SUI GIOVANI"

Quella di Anna Fasolo, di Mestre, è una delle poche voci fuori dal coro. La ragazza è d’accordo infatti con la proposta di Enrico Letta sull’abbassamento ai 16 anni dell’età per votare, pur se portatrice di una visione capace di contare diverse sfumature. «In generale, sono d’accordo» dice. «Noi 16enni ci informiamo, studiamo e spesso lavoriamo. Si tratta di esercitare la democrazia: è giusto che possiamo esprimere anche noi la nostra posizione riguardo la politica, anche se le piazze delle manifestazioni per il clima ci stanno dimostrando che non sia il voto la vera questione, quanto più le azioni». Alcune riserve, tuttavia, Anna le ha sul significato ultimo della proposta, che inevitabilmente si intreccia con la politica italiana: «Mi sembra che questa proposta sia in realtà un modo per fare campagna elettorale, strumentalizzando le piazze di queste stesse manifestazioni e andando quindi a caccia di voti tra i più giovani, puntando su programmi che comprendano molte proposte “green”». Al centro della proposta politica, secondo la sensibilità della 16enne, dovrebbe esserci la scuola: «È impossibile non spostare il discorso sull’importanza della scuola».
SIMONE ZAMARIAN: "BENE IL VOTO, ORA LA SCUOLA CI INSEGNI LA POLITICA"

«A 16 anni, un ragazzo può iniziare a lavorare, a entrare in contatto per la prima volta con il mondo del lavoro. È giusto che alla stessa età i giovani possano anche andare a votare». Simone Zamarian, di San Giorgio al Tagliamento, è d’accordo con la proposta lanciata da Enrico Letta, quindi accolta da Conte, Di Maio e Zingaretti, di allargare il voto ai 16enni. «Il punto sulla politica è fornito ai ragazzi soprattutto dalle loro famiglie. Nella prospettiva di abbassamento dell’età del voto, si potrebbe pensare di affrontare argomenti come l’attualità e la politica anche a scuola. Il problema è che spesso i miei coetanei non si informano su quello che accade intorno a loro: non sono in molti a guardare il telegiornale o a leggere il giornale». Nonostante la giovane età, Simone continua a prediligere i “vecchi” sistemi di informazione: «Io guardo spesso il telegiornaleMentre di rado leggo il giornale o reperisco le informazioni da Internet: bazzico la rete, ma non frequento blog o siti particolari». Continua Simone: «Tra i vari problemi dell’Italia di oggi, penso che il più pressante per il Governo sia il fenomeno dell’immigrazione: credo che sia la questione principale».
LEONARDO BRICHESE: "TROPPI NON HANNO LA MATURITA' PER VOTARE"

Leonardo Brichese, di Caorle, appartiene alla schiera di giovanissimi che ritiene poco opportuno l’abbassamento del diritto di voto ai 16enni. «Non sono d’accordo con la proposta di Enrico Letta. Credo che la maggior parte dei miei coetanei non abbia ancora la maturità necessaria per riuscire a comprendere appieno la politica» spiega. Alla base dell’analisi di Leonardo, la visione con cui secondo lui i 16enni guardano la realtà: «Alla mia età si ha ancora una visione “in bianco e nero” del mondo, mentre la politica è un qualcosa che comprende un ventaglio enorme di possibilità e la sua valutazione non può essere così rigida». Una condizione generale da cui, tuttavia, il ragazzo si distanzia: «Posso definirmi appassionato di politica. Mi informo, leggo i giornali, guardo i video su YouTube, ascolto i podcast delle radio». Ma, tra i 16enni, Leonardo è una sorta di “mosca bianca” . «La maggior parte dei miei amici non ha un grande interesse per la politica. Se il diritto di voto venisse abbassato ai 16 anni, penso che solo una piccolissima percentuale dei miei coetanei andrebbe effettivamente a votare con coscienza».
MARGHERITA BORSOI: "PRIMA SCONFIGGERE LE FAKE NEWS"

«Non sapevo se fossi pronta per rispondere a queste domande, perché non sono molto informata sulla situazione politica attuale, mentre sull’anticipazione del voto avevo letto solo un articolo di giornale. Poi però ho pensato che anche questa mia disinformazione può essere un punto di partenza per quello che penso al riguardo». Margherita Borsoi, di Pramaggiore, rivela una maturità di pensiero che è una spinta per motivare la sua idea: il diritto di voto anticipato ai 16 anni è ancora un azzardo. «Non conta tanto l’età anagrafica, bensì la maturità con cui una persona va a votare» spiega. «Però, in generale, credo che la mia generazione non sia ancora pronta per andare a votare, perché c’è molta disinformazione. A volte mi sento in colpa anch’io per questa situazione, quindi provo a interessarmi alla situazione politica attuale – italiana ed estera – cercando informazioni su Internet, da autodidatta. Ma è sempre faticoso: siamo bombardati da notizie e spesso è molto difficile distinguere gli articoli attendibili e utili dalle “fake news”, costruite ad arte per fare visualizzazioni. Per questo è importante la nostra formazione».
ARIANNA MONTAGNER: "SONO ALTRE LE PRIORITA' DEI GIOVANI OGGI"

«Se oggi mi venisse detto che domani potrò andare a votare, sarei in grande difficoltà, perché non mi ritengo abbastanza informata sulla politica: non mi sentirei pronta. So a grandi linee cosa dicono i telegiornali, ma nello specifico so veramente poco». È molto chiara nell’esporre il suo punto di vista Arianna Montagner, di Jesolo. «Così come a 16 anni abbiamo la maturità per prendere la patente per il motorino e per iniziare a lavorare, perché non dovremmo avere gli stessi strumenti per andare a votare? Perché non è solo una questione anagrafica, ma di input esterni, che spesso mancano. Io non mi ritengo né troppo matura né immatura per la mia età. Sapendo che a 18 anni andrò a votare, tra due anni inizierò a informarmi di più. Non essendo un argomento che mi riguarda ora, non ho mai avvertito l’urgenza di interessarmici particolarmente». La questione, per Arianna, è comunque risibile. «Adesso si fa un gran parlare del diritto di voto ai 16enni, mentre ci si interessa poco, ad esempio, dell’immigrazione. È paradossale che ci si concentri su qualcosa di teorico: il diritto di voto è molto importante, ma non implica vite umane».
MARIA MINGARDI: "E' SOLO UNA PROVOCAZIONE DI CHI CERCA I NOSTRI VOTI"

«A 16 anni, una persona inizia ad avere consapevolezza di chi è e di chi dovrebbe rappresentarla, per questo penso che l’estensione del diritto di voto ai 16enni non sia completamente sbagliata». È la posizione di Maria Mingardi, di Marghera, accompagnata tuttavia da parecchie riserve: «Il problema è che, ora come ora, questa proposta sembra essere semplicemente una provocazione della politica». Specifica Maria: «Stiamo affrontando un periodo storico in cui gli studenti si stanno mobilitando e stanno manifestando a migliaia. Il ritorno della questione del suffragio a partire dai 16 anni sembra quasi una sfida alla nostra generazione: visto che “facciamo i grandi” scioperando ed esponendo le nostre idee, allora siamo anche abbastanza grandi per votare e prendere parte alle decisioni del Paese». Per questo, nonostante l’idea di base trovi il suo consenso, Maria è in disaccordo con la proposta avanzata da Enrico Letta: «La vedo come una semplice provocazione da non prendere nemmeno troppo sul serio e come una mera ricerca di voti. “Fare politica” a 16 anni vuol dire banalmente anche solo informarsi, porsi delle domande e cercare da soli le risposte a questi interrogativi. Non è necessario recarsi alle urne già a questa età».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia