Ganz: «Il Venezia può ancora salvarsi»
Il calciatore che vestì la maglia arancioneroverde per cinque mesi: «Manca un centravanti, avrebbe garantito almeno 15 reti fondamentali per restare tranquillamente in A»

Un’esperienza con la maglia del Venezia, durata solamente cinque mesi, chiusa con l’amara retrocessione in Serie B. Una semifinale di Coppa Italia, con approdo all’atto conclusivo della competizione, sfumato per colpa della Lazio di Eriksoon. Otto furono le reti, ventidue le presenze, che Maurizio Ganz mise insieme nel breve periodo trascorso in laguna (gennaio-maggio 2000) non sufficienti per centrare la seconda salvezza consecutiva in Serie A e un traguardo che avrebbero permesso la stesura di un capitolo importante della storia calcistica della società arancioneroverde. Un Venezia allenato da Di Francesco che si sta trovando nella stessa situazione di quello della gestione Novellino, con la speranza di poter ancora riuscire nell’impresa di conquistare una permanenza nella massima serie che suonerebbe come un vero e proprio miracolo calcistico.
Ganz, tre partite alla fine del campionato: è un Venezia che può ancora salvarsi?
«Credo che sia veramente molto difficile, ma ha ancora le carte in regola per farcela. Mi preme fare i complimenti a Di Francesco, che sta comunque facendo un buonissimo lavoro, tenendo conto dell’organico a sua disposizione».
Venezia che lunedì affronterà la Fiorentina al Penzo: quanto potrà incidere l’aspetto motivazionale?
«Chiaro che le motivazioni, nella parte finale della stagione, possano fare la differenza. Sarà una partita che gli arancioneroverdi dovranno essere bravi ad interpretarla nella giusta maniera. Siamo nel momento decisivo dell’annata, di conseguenza i margini d’errore dovranno essere sempre minori. Certo è che potrebbe essere un vantaggio se la formazione di Palladino dovesse andare in finale di Conference League, perché il tecnico viola volendo, potrebbe anche decidere di far rifiatare qualche titolare. Eventualmente, dovrà essere bravo il Venezia ad approfittarne».
È una squadra che sta veramente pagando l’assenza di un centravanti?
«Direi proprio di sì, perché i numeri dicono questo e tenendo conto della capacità di creare tantissime occasioni dal gol in ogni partita . Un peccato veramente, perché in presenza di un attaccante che avrebbe garantito almeno quindici reti, staremo sicuramente a parlare di un Venezia che già avrebbe raggiunto una tranquilla salvezza».
Ipoteticamente, quanto sarebbe potuto servire un Maurizio Ganz, che ha sempre avuto il gol nel sangue?
«Tanto e mi sarei trovato benissimo nel sistema di gioco di Di Francesco. Con i vari Yeboah, Zerbin e Oristanio, penso che avrei potuto trovare un’intesa perfetta. Loro con la loro capacità di saltare l’uomo e creare superiorità numerica, io con mio innato istinto di sapermi trovare pronto a concretizzare i loro assist dal fondo. Potenzialmente, avremmo formato un tridente di tutto rispetto, che purtroppo rimarrà sempre nel campo dell’astrattezza».
E dire che a gennaio si era parlato di un possibile arrivo di Belotti.
«Ecco, lui si che sarebbe stato il profilo ideale che poteva permettere di colmare il vero punto debole della squadra. Parliamo di un attaccante che come me, è quasi sempre andato in doppia cifra, che ha giocato anche in Nazionale e ha vinto l’Europeo con Roberto Mancini. Lui si che andava preso, perché era veramente il calciatore perfetto che poteva permettere al Venezia di compiere lo step necessario per tirarsi fuori dalla zona retrocessione».
Da ex centravanti, come spiega le difficoltà che ha incontrato Pohjanpalo in Serie A, dopo aver fatto la differenza lo scorso anno in B?
«Ritengo che il divario tra i due campionati sia abbastanza evidente. Vorrei ricordare come Joel sia stato il vero trascinatore del Venezia, con le sue reti, nella scorsa stagione, che hanno permesso ad un piazza stupenda di ritornare a disputare un campionato nella massima serie. È evidente come abbia fatto fatica a trovare la via del gol nei primi mesi, ma va comunque ringraziato per l’amore che ha sempre manifestato nei confronti della città e della tifoseria e per lo spirito di sacrificio messo a disposizione della causa».
Un Ganz che ha vestito la maglia del Venezia solamente per cinque mesi, con l’amarezza di aver subito due amarissime delusioni.
«Sì, anche se a livello personale furono comunque cinque mesi positivi. Disputai ventidue partite, realizzando otto gol. Mi preme ricordare come fui il primo calciatore a realizzare il primo gol in Serie A all’inizio del terzo millennio. Contro la Lazio al Penzo, partita che vincemmo per 2-0, dove segnai il primo gol. Una vittoria che purtroppo non ci permise a fine stagione d’evitare la retrocessione in Serie B. Fu una vera e propria delusione, acuita dall’aver mancato lo storico approdo in finale di Coppa Italia. Incontrammo sempre la Lazio in semifinale, che quell’anno vinse anche lo scudetto, perdendo 5-0 nella gara d’andata dell’Olimpico e pareggiando 2-2 nel ritorno del Penzo. Anche in questo caso, si può tranquillamente parlare di un vero e proprio peccato. Perché con una prestazione migliore a Roma, resto fermamente convinto che a Venezia avremmo potuto giocarci le nostre possibilità, davanti al nostro pubblico, che poteva rivelarsi il vero dodicesimo uomo in campo. Parlavamo prima della sfida contro la Fiorentina, vorrei ricordarle che quell’anno nella coppa nazionale l’affrontammo ai quarti di finale, ad inizio gennaio, eliminandola con due pareggi (0-0 in casa 1-1 fuori)».
Rigiocherebbe le due partite contro i biancocelesti?
«Certo, ma essere arrivati vicini a giocarci un trofeo con una società che non è mai stata abituata a lottare per traguardi del genere, è stato comunque un qualcosa di molto importante. Lo avrebbe meritato Venezia, per la bellezza e il fascino che l’ha sempre contraddistinta».
Che rapporto ebbe con la città?
«Bellissimo, anche se vivevo a Mogliano Veneto. Nel tempo libero, capitava sempre l’occasione di fare un giro in centro, frequentando Piazza San Marco, che rappresenta sicuramente uno dei luoghi più incantevoli del posto. Sono d’accordo quando si dice che Venezia è una delle più belle città del mondo, per la sua atipicità . Ricordo anche come si presentò l’occasione di andare a cena in qualche locale rinomato, dove ho avuto la possibilità di gustare qualche specialità tipica del Veneto».
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