Violinista

Daniela Santi ha lavorato come violinista nell’orchestra della Fenice per 40 anni. Lavorato è un termine improprio. Ascoltando le sue parole si capisce che è stato puro divertimento. Passione. Amore. Daniela veneziana è figlia di due cantanti lirici e per lei il Gran Teatro La Fenice è stata una casa. Il suo mondo. Racconta che quando lei era piccina non c’erano le baby sitter. O meglio non erano in uso come ai giorni nostri. Quindi quando i suoi cantavano in teatro, la portavano con loro. E spesso il vigile del fuoco di turno l’accudiva durante lo spettacolo. Se non era il pompiere era qualcun altro della grande famiglia del teatro ad accudirla. È inevitabile che quello diventasse il suo mondo. E lo restasse anche ora che è in pensione. «La prima cosa che ho fatto appena ho smesso i panni di dipendente, mi sono abbonata a tutte le stagioni della Fenice. Quando dico che questo teatro è il mio mondo, non mi riferisco nello specifico all’orchestra. A tutto il teatro: da chi realizza le scenografie a chi vende i biglietti, alle sarte, ai cantanti e a chi si occupa di amministrazione La Fenice è un mondo immenso, una famiglia per me». Al violino l’hanno avvicinata i genitori. Ma di sicuro c’era humus, di quello buono, su cui poi hanno lavorato gli insegnanti. Il violino comunque rimane una passione e se ora non è più strumento professionale, Daniela continua a suonarlo nell’orchestra Love, nata grazie ad una sua ex allieva. L’insegnamento, comunque, non ha mai affascinato Daniela che sottolinea: «Insegnare è molto difficile, bisogna essere portati. E non tutti lo sono. Purtroppo ho visto tanti ragazzi di talento rovinati da insegnanti che facevano quella professione come un qualsiasi altro lavoro». —



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