Porto di Venezia, la posizione del centrodestra: «Tre poli per il porto di domani, refitting come attività strategica»

Il senatore di FdI è d’accordo con la visione di una Marittima per grandi yacht e chiede attenzione fuori dalla Laguna e a Marghera: «Sì agli scavi dei canali»

Camilla Gargioni
Speranzon: «Sì a mega yacht e refitting in Marittima, il porto offshore è l’unica via per Venezia»
Speranzon: «Sì a mega yacht e refitting in Marittima, il porto offshore è l’unica via per Venezia»

Quei mega yacht che si sono visti durante le nozze di Jeff Bezos hanno fatto da apripista a una fetta di mercato. Anche per il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon, vicepresidente vicario del gruppo FdI a Palazzo Madama, la Marittima potrebbe diventare un hub per i grandi yacht, con un occhio al refitting (tradotto letteralmente “rimontaggio”, include da piccole riparazioni al rinnovo completo dell’imbarcazione).

Off shore, megayacht, crociere e scavi: a Venezia il futuro del porto accende la politica
A Venezia il futuro del porto accende la politica

Senatore Speranzon, il presidente di Venice Port Community Davide Calderan ha rilanciato per la Marittima un futuro con i grandi yacht, come quelli avvistati durante le nozze di Bezos. Condivide questa visione?

«Credo che sia il refitting sia i mega yacht siano due opzioni benvenute. Il refitting, nello specifico, è figlio della vocazione cantieristica veneziana. Sappiamo che tante aziende possono lavorare in quel campo, e appunto sarebbe in linea con la storia e l’identità di Venezia. Poi, rispetto a Bezos...».

Mi dica.

«Sicuramente le sue nozze non hanno portato disagi. Anzi, se il disagio è questo, ben vengano».

Rispetto al progetto di un porto offshore, invece?

«È quella la strada su cui dobbiamo incamminarci, non ci sono alternative. Dobbiamo guardare oltre la laguna, quindi il porto offshore è sicuramente la soluzione. Poi certo, parlare di porto significa ragionare su tanti elementi diversi tra loro: dalle crociere ai container, dal turismo al refitting fino al rifornimento di carburante. Ci sono tantissimi aspetti, e chiaramente anche Marghera deve essere uno di questi».

Qual è la visione di insieme?

«Ci sono tre poli, Marghera, la Marittima, poi l’offshore. Sono fondamentali per poter competere con Trieste e diventare il polo portuale più importante».

E per quanto riguarda gli scavi dei canali? È a favore dello scavo del Vittorio Emanuele?

«Gli scavi sono da portare avanti. Più che il termine “scavo”, va ricordato che è una questione di mantenere puliti i canali. Quando si parla di scavi sembra che si vada ad alterare l’equilibrio della laguna, ma non è così: è anzi fondamentale per mantenerlo, altrimenti si rischia l’interramento e la diminuzione del pescaggio per le imbarcazioni. È importante garantire la navigazione in sicurezza».

Poi c’è l’aspetto turistico.

«Le potenzialità del porto turistico veneziano non hanno né limiti né confini. Certo, non bisogna puntare alla monocultura turistica, ma tra le tanti componenti del turismo c’è anche la cantieristica. È come l’artigianato, il commercio... se ci sono consumatori, non è monocultura ma è trarre vantaggio dalle presenze turistiche per permettere a tutta la città di trarne beneficio». —

 

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