Venezia, niente manifestazioni a San Marco. Ricorso al Tar contro il divieto

L’ha deciso il Comitato promotore della passeggiata pacifica del 22 dicembre. «Si concede la piazza, cuore della città, agli eventi Aperol e non ai cittadini?». Polemica contro la decisione del questore 

Venezia. «La città torni in Piazza, la Piazza torni alla città». È con questo flash mob che il Comitato per il ritorno di piazza San Marco alla città ha annunciato ieri il ricorso contro Questore, Prefetto e ministero dell’Interno per il no alla manifestazione pacifica di veneziani del 22 dicembre.

Il motivo della manifestazione era: «Difendere il diritto all’utilizzo della Piazza per uso civico non necessariamente commerciale e affermare l’appartenenza di piazza San Marco alla comunità degli abitanti e alla dimensione politica della polis».

 L’evento sarebbe consistito in una passeggiata da un capo all’altro della Piazza, per poi fermarsi al centro e «discutere dello spazio pubblico come bene comune da destinare all’uso civico e della necessità di salvaguardare la dimensione civica, politica, sociale e relazionale, elemento qualificante della comunità veneziana».

Il no ricevuto è stato considerato insensato e così l’architetto Giovanni Leone ha deciso di ricorrere al Tar, sostenuto dagli avvocati Luca Partesotti, Angelo Pozzan e Giacomo Menegussi, esperti di diritto costituzionale.

Al centro del ragionamento c’è una riflessione sull’articolo 17 della Costituzione che dichiara che “i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente senza armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere stato dato preavviso alle autorità che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.

È proprio su quei comprovati motivi di sicurezza che si basa una delle motivazioni che ha spinto a presentare il ricorso. «Si concede la Piazza agli eventi per l’Aperol e non ai cittadini?» ha detto Leone, «vorremmo sapere in che modo mettiamo a rischio l’incolumità pubblica? La Piazza è il cuore della città e la base, come agorà, della civiltà occidentale». Claudio Vernier, presidente dell’associazione piazza San Marco, non entra nel merito della questione, limitandosi ad applaudire «le iniziative civiche e il rilancio della Piazza nel rispetto delle regole».

«Sono sottratte alle manifestazioni pubbliche e cortei le aree della zona marciana a forte caratterizzazione simbolica per motivo d’arte, culturali e religiosi», ha motivato il questore. Il no si basa su una direttiva di Maroni del 2009 per le manifestazioni nei centri urbani e nelle aree sensibili e su due decreti del prefetto di quell’anno. La direttiva fa riferimento all’articolo 17 rispondendo con gli articoli 18, 26 e 30 del Tulps in cui si dice che il questore può vietare le manifestazioni in caso di ragioni di ordine pubblico e sanità pubblica e che può ogni volta valutare discrezionalmente la conformità della manifestazione alle esigenze di tutela dell’ordine pubblico. Il Comitato ha inoltre spiegato che ogni cittadino ha diritto allo spazio pubblico e che, nel momento in cui si chiedesse una deroga, il cittadino passerebbe da sovrano a suddito. —

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