Al via il taglio dell’albero di campo San Giacomo, i residenti protestano
L’operazione era stata annunciata da giorni, come parte della manutenzione straordinaria del verde che ha seguito il disastro di piazzale Roma. «Pianta malata, non c’erano alternative», assicurano i tecnici.

I cartelli che avvisavano del taglio erano apparsi sul tronco ancora nel corso della settimana precedente, quando tutta la città aveva lo sguardo rivolto verso i taxi carichi di vip per il matrimonio di Jeff Bezos. Da un paio di giorni, poi, i tecnici e i giardinieri facevano capolino in campo San Giacomo da l’Orio, e ogni volta scattava l’allarme tra i residenti della zona, tra i più battaglieri del centro storico. Mercoledì mattina le operazioni sono partite davvero: il nastro segnaletico a recintare l’area verde, gli agenti della polizia locale a verificare che tutto fili senza intoppi, i giardinieri arrampicati sui rami per tagliarne la maggior parte, prima di aggredire il tronco. E i cittadini tutti attorno, che protestavano contro la scelta degli uffici di Ca’ Farsetti, ma ancora di più contro la mancanza di comunicazione che l’ha preceduta.

Alle rimostranze degli abitanti rispondevano i responsabili del Comune e gli incaricati della ditta: «C’è una perizia, i valori dell’albero sono sotto la soglia di sicurezza, dimostrano che è malato, rischia di crollare. Abbiamo un margine di tolleranza abbastanza ampio, ma con questi numeri non possiamo fare altro che tagliare. Nessuno vuole che si ripeta un incidente come quello di piazzale Roma». Il riferimento alla caduta del leccio che il 2 giugno ha ferito 12 persone – la più grave delle quali, una donna di 39 anni, ancora ricoverata in ospedale – sarebbe stato comunque ovvio: dopo il disastro avvenuto nel giorno della festa della Repubblica è stata avviata una stagione di controlli serrati su tutto il verde pubblico, controlli che hanno comportato anche moltissimi tagli, tanto in laguna quanto in terraferma. E altrettante proteste.

«L’albero di San Giacomo è inclinato, è vero, ma lo è da decenni», replicava ieri il picchetto di residenti furibondi, riunitosi spontaneamente alla vista delle prime cesoie, «Si tratta di una pianta secolare, la sua presenza è ben documentata negli archivi fotografici degli ultimi cento anni. Se davvero era così tanto fragile, come è possibile che i giardinieri ora siano imbragati e arrampicati sulla sua cima? Non è pericoloso?». Ovviamente nessuno degli abitanti della zona vorrebbe rischiare un nuovo crollo – sotto le fronde di quelle piante, poi, giocano spesso i bambini, e tutti si fermano a rinfrescarsi alla fontanella incastrata tra le aiuole – ma si lamenta la mancanza di comunicazione, di un confronto con la cittadinanza: «Abbiamo chiesto di vedere la perizia, ci hanno risposto di fare un accesso agli atti. Lo faremo, ma nel frattempo l’albero viene tirato giù», insiste Mario Santi, cha assieme ai suoi vicini è già stato in prima linea, negli anni scorsi, nel tentativo di bloccare la trasformazione dell’ex Teatro anatomico in ristorante, «Se davvero la pianta è malata è giusto che venga sostituita, magari persino a settembre, nel periodo migliore per le nuove piantumazioni. Ma ora è stata sfrondata, perché non puntellarla e lasciarla dov’è? In questo periodo di bombe di calore, il verde ci salva. E, soprattutto, perché non parlare con noi? Perché non spiegarci tutto? Il forum del verde non esiste più, non veniamo informati di nulla se non a fatti compiuti. La cittadinanza è tutta qui, oggi: fermiamo tutto, facciamo un’assemblea».

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