Venezia, negli ultimi 15 anni nascite dimezzate. L’inverno demografico non sembra finire

Dal 2002 al 2021 il tasso di natalità è sceso del 27%, i bambini che nascono a Venezia crollati da 440 a 236

Eugenio Pendolini
CULLE VUOTE
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VENEZIA. L’Italia non fa più figli e Venezia non fa eccezione. Ai più attenti non sarà sfuggito il passaggio nel discorso di insediamento-bis di Sergio Mattarella in Parlamento in cui il presidente della Repubblica ha ribadito l’urgenza per l’Italia di «superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata». I numeri, certificati dall’Istat ed elaborati dal Sole 24 Ore, non lasciano spazio ad interpretazioni.

Negli ultimi vent’anni, a livello nazionale il tasso di natalità è crollato del 28% rispetto ai primi anni duemila: 125 mila nuovi nati in meno all’anno. In questa speciale classifica, guidata da casi limite come Barletta e Sassari (dove il calo è stato vicino al 40%), tutto sommato Venezia fa registrare numeri leggermente migliori rispetto alla media nazionale.

È infatti 54esima tra le province italiane, con solo (si fa per dire) un meno 27,1%. Ad oggi, sono 6 i nuovi nati ogni mille abitanti. Nell’Italia spaccata tra nord (che fa registrare il minor calo di nascite) e sud (dove la forbice si è accentuata maggiormente), Venezia si piazza esattamente a metà classifica.

Già, ma che significa in termini concreti? Entrando nel dettaglio del comune di Venezia, un aiuto arriva analizzando la piramide demografica del 2002 e quella del 2021 (cioè l’ultima disponibile). Il trend di nuove nascite infatti si inserisce in un quadro (ormai noto) di costante spopolamento della città (soprattutto in laguna e nelle isole).

È così che analizzando i due fermo immagine a distanza di 20 anni emerge che nel 2002 bambini e bambine tra gli 0 e i 4 anni erano circa 10 mila mentre vent’anni più tardi il numero è calato sensibilmente (circa 8 mila), come si vede dalla base della piramide sempre più stretta.

«Il trend di calo demografico è nazionale», spiega Simone Venturini, assessore alle politiche sociali, «per quanto riguarda il nostro Comune, lo scopo dei bandi per la residenzialità che abbiamo varato negli ultimi anni è proprio quello di favorire le giovani coppie. È quanto fatto a Murano, solo per citare un esempio. Lavoro e casa, solo così si combatte lo spopolamento. A breve daremo il via a un nuovo bando anche per la terraferma, con l’assegnazione di punteggi superiori in base al criterio dell’età».

Guardando agli ultimi cinque anni, si nota come il trend in effetti si sia più o meno consolidato. Lo confermano i dati dell’ufficio statistica del Comune di Venezia. Nel 2020 in centro storico sono nati 236 bambini, 106 nell’estuario, 1224 in terraferma. Nel 2019 rispettivamente 240, 118 e 1267. Nel 2016 erano invece 291, 157 e 1.208. Come si vede, gli scostamenti non sono troppo marcati. Inevitabilmente, più si allarga lo spettro di ricerca, più le differenze si allargano: sia in termini assoluti che relativi. Nel 2007, ad esempio, i nuovi nati in centro storico furono 440, 201 nell’estuario, 1.453 in terraferma.

A un delta maggiore si aggiunge anche una diminuzione proporzionale più forte per la città storica e le sue isole. Ma su questo punto, a dinamiche nazionali si aggiungono dinamiche tutte veneziane. La città d’acqua è ad un passo dalla soglia critica dei 50 mila residenti. Un tracollo, se si pensa che settant’anni fa, a fine 1951 nel picco massimo raggiunto, erano 174.808. Negli ultimi anni, gli appelli si sono moltiplicati. Ma sembrano essere caduti nel vuoto.

Da ultima, l’associazione Venessia.com, da anni impegnata con il monitoraggio della città, ha installato un altro contapersone in Via Garibaldi che segna 50.412 residenti. È il secondo dopo quello storico di Campo San Bartolomio, in mostra nella vetrina della Farmacia Morelli, quasi come a segnalare la malattia da curare di Venezia: l’emorragia di abitanti. Dall’incentivo a trasformare la città nel luogo ideale per lo smart-working fino alla scommessa degli atenei cittadini di voler trasformare Venezia nella città universitaria per eccellenza, i progetti non mancano.

La curva però deve ancora essere invertita. Senza questa svolta, sperare in un segno più davanti alla voce “nuovi nati” sembra un miraggio. E la «condanna al declino demografico» di cui parla Mattarella una verità ormai inesorabile.

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