Venezia, la comunità marciana accoglie Don Roberto Donadoni: «Sogno un patronato che sia casa di tutti»

Il parroco nel 2019 sostituì don Massimiliano D’antiga, la cui sospensione fece scattare l’operazione «Corvo»

Maria Ducoli
Don Roberto Donadoni, parroco di Santo Stefano e di San Salvador (Foto Interpress)
Don Roberto Donadoni, parroco di Santo Stefano e di San Salvador (Foto Interpress)

«In un mondo che grida, dobbiamo cercare una parola che abbia qualcosa da dirci davvero». Così, don Roberto Donadoni si è rivolto alla comunità marciana, questa domenica, durante la messa d’inizio del ministero pastorale, nella chiesa di Santo Stefano, gremita per l’occasione.

Quello che don Roberto ha iniziato sarà senz’altro un incarico pieno di sfide, dal momento in cui la sua parrocchia è tra quelle interessate dagli accorpamenti. «Cercherò di fare del mio meglio, ho dato ai fedeli le indicazioni da seguire perché con 8 chiese non sarà facile» commenta. Ad aiutarlo, ci saranno anche don Steven Ruzza e don Carlo Senno che, nonostante i suoi 90 anni, continua a celebrare a San Zaccaria. Per don Roberto, l’incarico in parrocchia si somma alla direzione di due case editrici, la Marcianum Press ed Edizioni Studium.

La chiesa gremita per la messa di inizio ministero (Foto Interpress)
La chiesa gremita per la messa di inizio ministero (Foto Interpress)

Donadoni è un volto già noto e apprezzato da parte della comunità, visto che dal 2019 ha sostituito don Massimiliano d’Antiga - la cui rimozione nel dicembre del 2018 fu una delle scintille che fece scattare il «Corvo» - nelle centralissime zone di San Moisè, San Zulian e San Salvador. Ora il suo ruolo diventa ancora più centrale, assumendo l’incarico di parroco a tutti gli effetti. Solo qualche settimana fa, don Roberto Donadoni ha inaugurato il nuovo patronato in area Marciana, dove lo scorso venerdì sera è stato messo in scena lo spettacolo “Cerco solo un sussulto in un mondo che grida”, che ha visto il pienone.

«L’inizio delle attività in patronato è andato molto bene» commenta il sacerdote, «stiamo iniziando il doposcuola, ho trovato sei insegnanti in pensione disponibili per aiutare i ragazzi a fare i compiti e una ventina di volontari. Partiremo con eventi culturali e musicali, con lo scopo di rendere il patronato una casa in cui c’è spazio per tutti» prosegue, sottolineando l’importanza della avere un punto di ritrovo per la comunità, soprattutto in questo momento storico, in cui il numero di residenti è in costante calo e serve un collante che permetta alle persone di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di collettivo, che dia loro delle certezze, delle occasioni di incontro e scambio di idee e vedute.

«Ho ricordato ai miei fedeli l’importanza della generosità, del lasciare qualcosa di noi agli altri, dell’affetto, il cuore. Ecco, spero di lasciare qualcosa di me in loro a mia volta» conclude don Roberto.

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