Venezia e le nozze mancate. Persi 43 milioni per mascherine e distanziamento

Il business delle feste di fidanzamento, matrimonio e di anniversario in laguna interessa molti settori: dai ristoranti ai fioristi, dalle agenzie di catering ai fotografi 

VENEZIA

Ripartenza rinviata per l’industria veneziana dei matrimoni. Il fatidico “Sì” tra coppie è scandito in questi mesi dai rinvii. Da gennaio nel solo capoluogo, Venezia, tra acqua e terraferma sono stati celebrati 34 matrimoni. Ma il doppio viene rinviato: dai dati dell’ufficio Anagrafe del Comune emerge che sono stati cancellati e tutti spostati ad altra data, nell’autunno 2020, ben 54 nozze con rito civile. Altre 9 sono state rinviate direttamente al 2021. Il lockdown, l’obbligo di mascherine e guanti di plastica, e ancora il distanziamento sociale, spingono tante coppie a rimandare l’appuntamento con il “Sì”.

Un ammanco per le aziende che si occupano del wedding, lo sposalizio, che solo nel capoluogo e per 70 matrimoni rinviati vale quasi un milione di euro (prendendo come base la cifra minima per un matrimonio, 15 mila euro, stimata dai principali siti di organizzazione di questo tipo di cerimonie). Una cifra al ribasso per una location come Venezia che attrae anche tante coppie straniere e dove si arrivano a spendere, dicono gli esperti, anche dai 30 ai 50 mila euro per un sì in laguna.

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La crisi

Le ultime statistiche regionali, del 2016, indicano a Venezia una media di 2900 matrimoni all’anno in tutta la provincia. A colpi di rinvii, ormai generalizzati per l’incertezza di dover organizzare un matrimonio tra pochi, senza danze e abbracci, di questo passo, per la provincia di Venezia il colpo è pesantissimo: vale 43 milioni di mancati incassi di ristoranti, sarti, fioristi, fotografi, trasporti privati, catering e spettacoli collegati alla “macchina” locale delle nozze (sempre prendendo come minimo i 15 mila euro).

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L’allarme

Tutti lanciano l’allarme. Asso Eventi, ramo di Confindustria specializzato in eventi ma anche nei matrimoni, stima per il comparto un fatturato totale di 33 miliardi di euro, con 10 miliardi solo per i matrimoni, comparto ritenuto il più performante negli ultimi tre anni. Con oltre 219 mila matrimoni celebrati in Italia nel 2019, di cui quasi 83 mila nel Nord Italia, si arriva a 10 miliardi di fatturato. E cresce il segmento straniero (vale 1,7 miliardi da solo). «Appare del tutto evidente il peso della domanda estera sulle potenzialità del settore; il 16% del fatturato è assicurato solo dal 4,5% dei matrimoni esteri realizzati in Italia. Il fatturato dei matrimoni esteri è totalmente annullato, mentre per quelli italiani è diviso tra rinvii al prossimo biennio 2021/2022 e annullamenti causa cassa integrazione degli sposi», spiega Asso Eventi.

«La perdita prospettica di questo settore, vedendosi annullati anticipatamente quasi tutti gli eventi dell’anno 2020, è di circa 26 miliardi di euro, di cui il settore del wedding subisce una perdita secca del 100%». Dati che confermano le preoccupazioni di quanti con i matrimoni in città e provincia lavorano stabilmente da anni. Dai ristoranti, che si preparano alla riapertura dal primo giugno, con tantissime incognite, al mondo dei fotografi che si vede cancellare prenotazioni e cerca di tenersi stretti i clienti, che rinviano a colpi di sconti, attorno al 20% per i servizi fotografici, ma facendo attenzione ai fotografi “della domenica” che prendono questo come un dopolavoro, in nero, e non una professione rispettabile. E poi ci sono i fioristi e le sarte. Oppure i musicisti che si trovano senza incassi ma anche senza tutele.

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Le parrocchie

Niente incassi per i Comuni (tasse per il matrimonio con rito civile) e si preoccupano, va detto, anche le parrocchie che ospitano le celebrazioni religiose. Spiega don Pier Paolo Dal Corso della pastorale matrimoniale e dell’ufficio Matrimonio della diocesi di Venezia.

«Abbiamo già oltre una ventina di nozze che vengono rinviate, causa emergenza e incertezza generale. Se aggiungiamo anche che non si celebrano comunioni e cresime, quest’anno, e le messe non stanno ripartendo, anche le parrocchie hanno problemi ora: le offerte di queste celebrazioni servono a garantire l’attività ordinaria delle parrocchie», ammette il responsabile della Pastorale delle famiglie.

«Solo a fine anno avremo un dato chiaro su quanti matrimoni sono stati rinviati, ma l’impressione generale, con gli uffici chiusi e con comunicazioni via mail o via telefono, è che si vada al rinvio: alcuni scelgono l’autunno, altri spostano al 2021». Molto dipende anche dalla scadenza dei documenti per il matrimonio in chiesa: dura al massimo sei mesi. —

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