Venezia, nuova truffa delle borseggiatrici: altre nove ladre fermate
Usano scuse assurde per distrarre i turisti, poi in aula propongono il risarcimento. Se fermate aggrediscono gli agenti e versano acqua sui computer del comando

«Signora stia attenta: se lei è una turista non può stare lì, quella è la fila riservata ai residenti. Per entrare al ristorante deve passare dall’altra parte». Il rimprovero appare poco credibile, anche se mascherato da consiglio, ma d’altronde non serve che la vittima ci creda davvero, è solo una scusa per distrarla e consentire alla complice di allungare la mano sulla borsa e far sparire il portafoglio.
L’ultima trovata delle borseggiatrici veneziane la racconta una turista spagnola che, ieri a pranzo, è stata derubata in calle degli Albanesi; il suo taccuino è stato recuperato due ore dopo, nelle vicinanze, da un “veneziano non distratto” che l’ha rintracciata grazie ai numeri di telefono presenti in mezzo ai documenti e che l’ha raggiunta al comando dei carabinieri di San Zaccaria, dove la donna stava sporgendo denuncia.
La guerra tra forze dell’ordine e residenti, da una parte, e bande di tagliaborse, dall’altra, non conosce tregua, rinfocolata dalle solite criticità derivanti dalla legge Cartabia, che rende quasi impossibile far finire in carcere i ladri, anche quando vengono fermati. Sempre ieri, in tribunale, l’ennesimo esempio in direttissima: davanti al giudice è infatti arrivata una 21enne bosniaca pluripregiudicata, colpevole anche di aver violato il foglio di via che la voleva lontana da Venezia, intercettata giovedì dal nucleo anti-borseggi della polizia locale sul ponte della Pietà, le mani dentro lo zaino di una 44enne cilena; gli agenti in borghese l’hanno seguita per oltre mezz’ora, partendo da calle Vallaresso, dove hanno riconosciuto lei e anche la sua giovanissima complice, 11 anni appena.
Difesa dall’avvocato di fiducia Damiano Danesin, la borsaiola ha rimediato un obbligo di allontanamento dal territorio regionale, poi ha proposto un risarcimento - nell’ordine di qualche centinaio di euro - per poter uscire dall’aula con la querela formalmente ritirata. In ogni caso, con i termini a difesa che rinviano la prossima udienza al 10 dicembre, appare del tutto improbabile che la turista straniera possa essere presente per portare avanti le sue pretese di giustizia.
La Locale, comunque, continua a svuotare il mare con il secchiello: solo nell’ultima settimana, oltre alle due già citate, si contano altre sette ladre intercettate tra San Marco e Rialto - per un totale dall’inizio dell’anno che ormai supera abbondantemente i 150 episodi. Lunedì gli uomini del comando del Tronchetto ne hanno arrestate quattro: le hanno avvistate in salizada San Moisé, che puntavano una famiglia americana appena uscita dalla boutique di Louis Vuitton e che, in calle larga XXII Marzo, erano riuscite a infilare le dita dentro al marsupio della texana che si muoveva carica di nuovi acquisti. Tutte minorenni, le quattro delinquenti sono state fermate, identificate e poi accompagnate in una struttura d’accoglienza.
Identico copione martedì, quando nel mirino di un’altra squadriglia di ladre è finita una cittadina polacca, derubata sul ponte di Rialto. Gli agenti della polizia locale sono scattati all’inseguimento delle borseggiatrici - erano tre, sempre minorenni - e quando le hanno raggiunte una di loro ha cercato di aggredire gli uomini in borghese, tra insulti e sputi; non si è calmata neppure una volta portata negli uffici, anzi lì ha tirato fuori una bottiglietta d’acqua e l’ha rovesciata sopra i computer della polizia, cercando di mandarli in corto circuito. Anche in questo caso le tre sono state accompagnate in una struttura per minori, da cui probabilmente scapperanno nei prossimi giorni. —
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