Venezia, Baretta all’assalto di Brugnaro Il centrosinistra si affida al ballottaggio

Alberto Vitucci / VENEZIA
«Se Brugnaro non passa al primo turno ce la facciamo». Il centrosinistra ci crede. E prova a riconquistare Ca’ Farsetti dopo cinque anni di governo del sindaco imprenditore. Un duello che vede ancora avanti il sindaco uscente, lo sfidante sottosegretario Pierpaolo Baretta in crescita.
La linea del Piave si chiama 50% più uno. E a decidere saranno gli incerti. Lo scenario è ribaltato rispetto a cinque anni fa. Allora il candidato del centrosinistra Felice Casson vinse il primo turno. Ma Brugnaro recuperò i 10 punti di svantaggio, vincendo alla fine con il 53,2% dei voti. Il pieno al primo turno non era bastato.
Adesso al primo turno il pieno potrebbe farlo Brugnaro. Che a differenza dell’altra volta può contare sull’appoggio dell’intero centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) oltre che della sua civica fucsia – primo partito nel 2015 – e dell’altra civica, “Le Città” dell’ex assessore della giunta Orsoni, Roberto Panciera. Sondaggi e stime danno il candidato Brugnaro sulla soglia della maggioranza assoluta. Un ticket con Zaia e una campagna porta a porta per cercare di arrivare davanti alla Lega di Salvini.
Ma Baretta ci crede. «È stata una bella esperienza, comunque vada continueremo il nostro lavoro», ha detto al termine della campagna in via Palazzo. Brugnaro, pochi metri più in là si è assicurato la piazza Ferretto. Le bandiere rosse che in genere la riempivano si sono trasformate venerdì in vessilli rosa-fucsia. Dalla parte di Baretta la coalizione unita del centrosinistra. Anche se è fallita all’ultimo l’operazione di riunire intorno al suo nome le civiche. C’è il Pd, ci sono i rossoverdi e i socialisti con una parte dell’ex Udc che fa capo a Ugo Bergamo (“Venezia è Tua”), le civiche “Idea Comune” degli autonomisti Suppiej e Bellati, Svolta in Comune di Massimiliano Zane.
Non ci sono solo i due contendenti delle coalizioni più forti. Ma altri sette candidati che potrebbero in parte togliere consensi al centrosinistra, e anche abbassare il livello di Brugnaro. Come Stefano Zecchi, filosofo e consigliere comunale di Forza Italia, con la sua lista del “Partito dei Veneti”. I suoi sostenitori sono sicuri: «Il quorum non è un problema, vedrete, ci saranno molte sorprese».
Altra variabile quella rappresentata dal Movimento Cinque Stelle. Primo partito alle Politiche di tre anni fa, adesso in calo nei consensi. Per il M5S corre l’unica candidata donna, Sara Visman.
Ambizioni di superare la soglia del 3% – necessaria per fare almeno un consigliere – anche da parte del movimento civico “Tutta la Città insieme!” di Andrea Martini. Il presidente uscente della Municipalità di Venezia, ex Pd, è appoggiato dalla sua civica e dalla lista “Ecologìa e Solidarietà” di Maria Rosa Vittadini e Michele Boato.
Punta in alto anche Marco Gasparinetti, candidato sindaco del movimento “Terra e Acqua”. Lista civica dei più fermi oppositori della giunta Brugnaro in questi anni.
Corre anche Marco Sitran, autonomista promotore del referendum di separazione. La sua lista si chiama “Civica Sitran”. Non punta a diventare sindaco, ma per sua stessa ammissione, a poter dire qualcosa sul futuro delle due città, di laguna e terraferma. C’è anche “Italia Giovane e Solidale”, gruppo delle partite Iva lanciato dal commerciante di Rialto Igino Mascari che ha come candidato sindaco Maurizio Callegari, e il Partito Comunista dei Lavoratori, con Alessandro Busetto.
Nove candidati sindaci, centinaia di nomi per il consiglio comunale e le Municipalità. Si corre per un seggio che sarà assegnato già martedì sera, al termine del primo turno. Anche in caso di ballottaggio, per il numero dei consiglieri conta la percentuale ottenuta alla prima votazione.
Ma i fari sono puntati sui due avversari: Brugnaro e Baretta. Il primo reduce da cinque anni di governo e forte di un consenso ampio, soprattutto nelle aree di terraferma. Il secondo, da otto anni al governo, fiducioso che l’unità della coalizione e la «voglia di cambiamento» potranno giocare a suo favore.
Da non dimenticare che negli ultimi anni i consensi per il centrosinistra sono maggiori soprattutto nella città d’acqua. L’ex roccaforte rossa della terraferma invece è passata in parte alla Lega. E nel 2015 sotto le bandiere fucsia di Brugnaro. Anche cinque anni fa i risultati fra estuario e terraferma avevano confermato una differenza di base. A Venezia aveva vinto il candidato Casson. Ma a Mestre e Marghera votano i due terzi dei veneziani iscritti alle liste elettorali.
Dunque, per vincere bisogna ancora una volta convincere loro. E, naturalmente, i tanti indecisi. —
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