Venezia. Addio a Marino Cortese, il cattolico che contribuì a costruire il Veneto

Esponente della sinistra Dc fu tra i redattori dello Statuto regionale e dei Programmi di sviluppo economico
VENEZIA. É morto all’età di 81 anni Marino Cortese, uno dei leader della sinistra DC veneziana, formatosi da ragazzo nell’Azione Cattolica e poi messosi in servizio in politica sull’esempio di Giorgio La Pira. Malato da lungo tempo è spirato in ospedale, dov’era ricoverato.
Scompare con lui la persona che la Democrazia Cristiana veneta volle alla guida della Commissione per lo statuto regionale, alla quale dedicò le migliori energie, con l’aiuto del Prof Feliciano Benvenuti.
L’amico Ettore Bonalberti spiega l’importanza di quel lavoro: «Nacque dalla loro collaborazione uno Statuto che l’avv. Ivone Cacciavillani, nell’introduzione del suo recente saggio “ Un nuovo Veneto”, definisce così : “Tra le quindici Regioni Italiane a “statuto ordinario” riconosciute dalla Costituzione del 1948, la Regione Veneto ha talune peculiarità qualificanti; a cominciare dal suo stesso Statuto approvato dal Parlamento Nazionale con legge 22 maggio 1971, n. 340, del seguente testuale tenore: “l’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”. Ben superfluo ricordare che la formula “autogoverno del popolo veneto” -e prima ancora l’individuazione a livello legislativo- dell’individualità del “popolo veneto, pur nel più vasto contesto del popolo italiano, sono peculiarità specialissime della Regione Veneto nel quadro delle altre Regioni italiane (a tacere ovviamente delle cinque a statuto speciale), anche se purtroppo i suoi stessi Amministratori non hanno mai dato l’impressione di essersene accorti”. Questo dello Statuto è certamente uno dei più preziosi lasciti della lunga esperienza politica vissuta da Cortese nella nostra Regione».
Cortese fu infatti eletto consigliere regionale dall’istituzione delle Regioni, nel 1970, per ben 4 mandati, fino al 1987. In quell’anno venne candidato al Senato e vinse le elezioni diventando senatore fino al 1992.
«Con Vincenzo Gagliardi, Alfeo Zanini, Giorgio Longo, Luigi Tartari, Gianfranco Rocelli e Mariano Baldo, Marino Cortese rappresentò per molti della mia generazione un punto di riferimento politico culturale importante della nostra formazione politica», continua Bonalberti, «Una cultura che in Marino Cortese era il risultato della sua formazione giovanile nell’azione cattolica prima e nell’Intesa universitaria, di cui fu dirigente nazionale e dalla sua precocissima iscrizione al Movimento giovanile della DC.
Quante battaglie democratiche abbiamo compiuto insieme all’interno del comitato regionale della DC, per molti anni nella stessa corrente della sinistra sociale di Forze Nuove a fianco di Carlo Donat Cattin, e, poi, su posizioni diverse; dopo la scelta del preambolo e la sua collocazione a fianco di Guido Bodrato nella cosiddetta “area Zaccagnini”».
Uomo di enorme cultura, è stato anche  revisore dei conti della Fondazione Cini e Presidente della Fondazione Querini Stampalia.
 
Il suo linguaggio calmo, misurato, mai oltre le righe, lo rendeva autorevole e degno di rispetto da parte di amici e avversari politici. Competente nelle materie istituzionali e in quelle economiche, dopo la sua lunga esperienza di ricercatore, contribuì alla stesura di quel Piano di programmazione economica del Veneto redatto sotto la guida dal Presidente Carlo Bernini, che fu connotata come quello del “Veneto terra di relazione”.
La politica veneziana, veneta e italiana perde con Marino un altro esponente di quella Prima Repubblica dalla quale molti insegnamenti si dovrebbero trarre, in una fase nella quale molte delle dirigenze nazionali e locali sono caratterizzate da scarsissima cultura e tanta incompetenza. 

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