Traffico di droga dall’estero Bidello rimesso in libertà

Obbligo di firma per l’uomo di Pianiga che nascondeva lo stupefacente in casa Operava per conto della ’ndrangheta calabrese che si riforniva a Barcellona
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.01.2013.- Operazione "Zefiro".-
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 28.01.2013.- Operazione "Zefiro".-

PIANIGA. Il Tribunale del riesame di Venezia presieduto dal giudice Vincenzo Santoro ha rimesso in libertà il bidello di Mellaredo di Pianiga Giuseppe Gobbin, difeso dall’avvocato Giorgio Pietramala. Ha l’obbligo della firma sul registro dei carabinieri della stazione dell’Arma più vicina a casa sua. Anche il calabrese trapiantato da anni a Silea Vincenzo Sorace è uscito dal carcere grazie alla decisione dello stesso Tribunale lagunare, ma dovrà rimanere agli arresti domiciliari.

I giudici veneziani, infine, hanno fissato per l’udienza del 27 febbraio la trattazione dell’appello presentato in questo caso dal pubblico ministero Rita Ugolini, il magistrato che ha coordinato le indagini: la rappresentante della Procura aveva chiesto al giudice delle indagini preliminare di emettere le ordinanze di custodia cautelare, oltre che per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, anche per associazione a delinquere, ma le aveva ottenuto solo per il primo reato e così ora ha chiesto al Tribunale che contesti anche la seconda accusa. Stando alle accuse, la banda aveva sfruttato la posizione di Gobbin, un insospettabile (lavorava come bidello in una scuola ed era incensurato), per utilizzare la sua abitazione per nascondere la droga e preparare le dosi per lo spaccio. Mentre Sorace teneva i contatti dal Veneto con i calabresi che procuravano la sostanza stupefacente da Milano. Stando al capo d’imputazione, in particolare si sarebbe sentito spesso con Salvatore Larosa, che stava in Costa Azzurra e aveva i contatti con i calabresi residenti a Barcellona, per approvigionarsi della droga da vendere. Prima, si divideva il compito con Luigi Biancato, morto per una grave malattia due anni e mezzo fa. L’operazione “Zefiro” dei carabinieri del Ros e di quelli veneziani ha portato a tredici arresti (altri tre sono stati raggiunti dall'obbligo di dimora) per la maggior parte si tratta di calabresi trapiantati in Veneto e Lombardia e di veneti, alcuni dei quali con precedenti per droga o rapine.

La prima scoperta inquietante è stata che tra le pieghe della criminalità straniera nel Veneto è cresciuta anche un'autorevole banda autoctona, la seconda è quella che la 'ndrangheta, dopo Verona, sta mettendo radici anche in provincia di Venezia, Padova e Treviso. Sono le cosche jonico reggine dei Nirta e degli Strangio, gli stessi della strage di Duisburg in Germania. Era Sorace l'elemento di contatto tra i veneti che acquistavano enormi quantità di sostanza stupefacente (in Spagna sono stati sequestrati 700 chili di hashish che dovevano passare in Italia attraverso la Francia, poi ci sono altri gli altri 300 chili ritirati dal mercato per la scarsa qualità, infine due chili di cocaina come assaggio di una partita ben più consistente) e i calabresi della famiglia che comandava a Milano.

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